Qui, solo qui – Christelle Dabos

4 Gen , 2024 - Libri

TITOLO: Qui, solo qui

AUTRICE: Christelle Dabos

TRADUTTORE: Alberto Bracci Testasecca

COPERTINA: Ginevra Rapisardi

GENERE: narrativa, fantasy

EDITORE: Edizioni E/O

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2023

PAGINE: 234

CODICE ISBN: 978-88-3357-623-7

GIUDIZIO: ★★★★☆

«A scuola la cosa peggiore non sono le lezioni, ma tutto quello che c’è in mezzo. Qui anche la consistenza del tempo è diversa. La ricreazione dura un’eternità. Non che ci scocciamo, no, la noia almeno ha qualcosa di morbido, di quasi rassicurante. Noi, invece, stiamo sempre a combattere contro la paura del passo falso e a far finta di divertirci.»

Se c’è un periodo della mia vita che ricordo con maggior tristezza, beh, è proprio quello delle scuole medie. La “paura del passo falso” che rischia di far crollare tutta l’immagine che ci si è costruiti per sopravvivere al “branco”, la necessità di rimanere invisibili agli occhi degli altri per evitare di essere presi di mira, i tempi dilatati tra una lezione e l’altra, nonché quelli della ricreazione, brutalmente infiniti per chi, come me, cercava solo di non dare nell’occhio.

Questa è la realtà che ricostruisce Christelle Dabos, autrice francese della fortunata tetralogia fantasy dell’Attraversaspecchi, che ora si cimenta in un nuovo romanzo del tutto particolare, a metà tra il realistico e il fantasy, con alcune tinte che rievocano un’atmosfera quasi da horror.

È la storia di Iris, di Madeleine, di Guy e di Pierre, i quattro protagonisti del romanzo, i quali si ritrovano catapultati nella dura realtà di un collège (corrispettivo francese delle scuole medie italiane), in una città di cui non viene mai fatto il nome e dove presto si ritroveranno a fare i conti con strani accadimenti che sfiorano la sfera del soprannaturale.

«Dietro la vernice, sotto l’intonaco e il cemento, all’interno dei muri, dentro ciò che non si vede, percepisco qualcosa che non riesco a definire, qualcosa di fottutamente feroce che riempie tutta la scuola e mi entra nelle ossa. Qualcosa che presto farà parte di me.»

“Qui”, come spesso viene chiamata la scuola dove si svolgono le vicende, infatti, è un luogo indefinito, allo stesso tempo identico e diverso da tanti altri “Qui” e dove i protagonisti si muovono tra regole non scritte, ma ferree; dove qualcosa si aggira invisibile, scorre nei sotterranei, striscia dentro i muri e invade ogni cosa come un alone venefico. Si tratta di una grande metafora, almeno per come l’ho percepita io, dell’adolescenza, di una realtà, cioè, che si sostituisce a un’altra, che si insinua lentamente nel corpo e nella mente e ne fa qualcosa di nuovo e del tutto diverso dalla “beatitudine” dell’infanzia: la perdita dell’innocenza.

In tutto questo i professori si rivelano dei semplici spettatori passivi, incapaci di comprendere, dall’alto della loro dimensione di adulti, le sofferenze dei propri alunni, evitando di porre un freno alla legge non scritta della sopravvivenza del più forte. I protagonisti, insomma, si ritrovano a fronteggiare da soli dei mostri, non solo i propri, ma anche quelli che all’esterno li perseguitano, li prendono in giro, li umiliano in tutti i modi possibili.

Da un certo punto di vista, questo romanzo mi ha ricordato la celebre serie Netflix Stranger Things o il film IT, dove un gruppo di ragazzini si ritrova proprio a fare i conti con dei mostri, anche se nell’opera della Dabos i mostri sono l’indifferenza degli adulti e il bullismo dilagante.

La dimensione fantastica diventa, quindi, una forma di evasione ed è la realtà per come ogni protagonista la vede, ciò che ci permette di entrare nella loro soggettività, di fare nostro quel mondo attraverso i loro occhi. Dabos, insomma, è stata capace, con questo suo ultimo romanzo, di raccontare l’adolescenza attraverso l’intreccio di dinamiche reali e fantastiche, raccontando il duro “mestiere” di crescere tramite l’uso di un linguaggio immaginifico.

Per questo motivo consiglierei la lettura del romanzo sia al giovane pubblico che a quello più adulto, perché mai si dimentichi che anche noi siamo stati i “numeri dispari” e gli invisibili. In qualche modo siamo o siamo stati tutti Iris, Madeleine, Guy e Pierre.

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