L’ufficio delle correzioni storiche – Danielle Evans

20 Giu , 2024 - Libri

TITOLO: L’ufficio delle correzioni storiche

AUTRICE: Danielle Evans

TRADUZIONE: Assunta Martinese

GENERE: Narrativa (raccolta di racconti)

EDITORE: Minimum Fax

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2023

PAGINE: 241

CODICE ISBN: 9788833895062

GIUDIZIO: ★★★☆☆

La mia serietà nel fare le cose riassunta in un breve scambio di battute.

Redazione dei Morti: «Andre, ma al momento che stai leggendo?».

Io: «Purtroppo niente, non riesco a trovare nulla che desti il mio interesse».

Redazione dei Morti: «E allora di cosa parlerai nel prossimo articolo?».

Io: «Confido nel fatto di riuscire a trovare qualcosa; ho ancora tempo».

Redazione dei Morti: «Veramente nel calendario editoriale il tuo turno è stato programmato tra due settimane».

Il giorno dopo, mentre mi arrampicavo come il primate negligente che sono sugli scaffali della libreria destando le occhiatacce della malcapitata commessa di turno, decisi che una certa copertina sarebbe stata la soluzione ai problemi che tanto adoro autoinfliggermi. L’immagine di copertina era occupata quasi per intero da un imponente palazzone in stile brutalista, sopra al quale si poteva leggere il titolo del libro: L’ufficio delle correzioni storiche. La mia mente ha rievocato l’atmosfera di 1984 e il compito del protagonista del romanzo di Orwell di alterare la storia secondo le direttive del Ministero della Verità. Incentivato all’acquisto sia dalla rapida quanto superficiale associazione sia dall’approssimarsi delle scadenze, dopo un’ultima interazione con la commessa che sperava di non rivedermi prima di una luna o due, mi fiondai a casa per iniziare la lettura del mio nuovo romanzo distopico… per scoprire che non si trattava né dell’uno né dell’altro. In qualche modo ero riuscito a sposare i detti “non si giudica un libro dalla copertina” e “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”, un modo meno prosaico per definire il mio livello di imbecillità.

Preamboli a parte, che cosa mi sono ritrovato tra le mani? Innanzitutto, L’ufficio delle correzioni storiche non è un romanzo. Grazie alle mie doti intuitive (e alla dicitura in copertina che avevo completamente ignorato) ho scoperto che il libro in questione è in realtà una raccolta di racconti, i quali, tra l’altro, nulla hanno a che fare con il genere distopico, per cui sono stato ingannato dal mio cervello su più fronti.

Salvo un paio di eccezioni, i racconti presentano una certa omogeneità per quanto riguarda i temi trattati e le caratteristiche dei protagonisti. Danielle Evans – l’autrice – ci propone una serie di storie che ruotano attorno al tema di verità che, per quanto grandi e ben evidenti, restano inosservate, invisibili o passano in secondo piano per motivi e con modalità differenti in ciascuno dei sette racconti che compongono la raccolta. A volte si tratta di ignorare il classico elefante nella stanza perché non si ha il coraggio di affrontare la verità, in altri si sminuisce una realtà molto problematica perché non la si considera degna di rilevanza.

Molte di queste storie, inoltre, vanno a toccare la storia, la cultura e la società americana, mostrando quanto tale tema pesi problematicamente sulla realtà di uno dei paesi più sviluppati del mondo. L’ufficio delle correzioni storiche ci offre una fotografia dell’America molto diversa da quella – fortemente idealizzata e preconfezionata – che siamo abituati a vedere nei film. Eppure, le numerose problematiche che affliggono la società americana e che hanno radici nella sua storia cozzano duramente con il fatto che la stessa società sembra comportarsi passivamente nei confronti di tali problemi, preferendo invece ignorare palesi verità. Ciò si nota in special modo nell’ultimo racconto – nonché il più lungo e articolato – che dà il nome alla raccolta, nel quale la protagonista mostra la necessità di correggere le inesattezze storiche per portare alla luce la verità, per quanto essa sia sgradevole a tal punto da architettare un insabbiamento.

Posso affermare di aver apprezzato il tema che fa da leitmotiv ai sette racconti e su cui si regge l’intero volume, purtroppo lo stesso non si può dire per quanto riguarda il piano della narrazione. Devo ammettere di aver trovato la lettura poco scorrevole, determinando in svariate occasioni drastiche riduzioni della soglia di attenzione e finendo così per leggere per inerzia. Di conseguenza, anche se la storia in sé è concettualmente valida, il modo in cui essa viene raccontata fa sì che al lettore possano facilmente sfuggire dettagli rilevanti, così come messaggi da parte dell’autrice.

Il rovescio della medaglia di quanto appena detto è costituito dal fatto che Danielle Evans – forse resasi conto lei stessa di tale carenza – ha inserito in più di un caso dei colpi di scena tanto improvvisi quanto inattesi. Come un colpo d’arma da fuoco nel mezzo di una notte placida, la sorpresa derivante da questo espediente dà una scossa alla lettura; purtroppo l’effetto ha breve durata.

In sintesi, L’ufficio delle correzioni storiche si compone di un tema portante interessante e attuale, storie convincenti per quanto riguarda la trama anche se poco varie e una scrittura un po’ “stanca” che inficia negativamente nel coinvolgimento del lettore e che anzi rischia troppo di accomodare il sonno. Lungi da me, però, sconsigliare la lettura, che, anzi, ritengo possa essere apprezzata soprattutto da coloro che nutrono interesse per la storia e la cultura americana, su cui poggia appunto il nucleo che fa da fulcro ai sette racconti.

Penso che l’autrice abbia voluto far presente quanto la verità sia un concetto così difficile da gestire che molto spesso si preferisce prendere strade alternative per vergogna, disperazione, rifugio o consolazione. Il che mi sembra non poco ironico se penso di aver appena parlato di un libro che ho acquistato autoconvincendomi che fosse di tutt’altra natura, ignorando la verità che si parava palese davanti ai miei occhi.

Il salotto dei morti

Chiacchiere dall'altro mondo


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