One shot

21 Nov , 2024 - Videogiochi

SVILUPPATORE: Future Cat LLC

DISTRIBUTORE: KOMODO

GENERE: Avventura, rompicapo

RILASCIO: Dicembre 2016

GIOCABILE SU: PC (consigliato), PS4, Xbox One, Nintendo Switch

GIUDIZIO: ★★★★★

Iniziamo così, con questa domanda lapidaria e profonda come un abisso, che è solo una delle tante che questo meraviglioso videogioco è capace di suscitare. Prima di parlare delle motivazioni che mi hanno condotto ad esprimere un parere solidamente positivo, presentiamo il gioco in questione.

Questo gioiello si chiama One Shot. In esso controlleremo Niko, un bambino dalle fattezze vagamente feline a cui è stata assegnata la missione di salvare un mondo sconosciuto sull’orlo della rovina.

Niko si sveglia in una casa che non riconosce e, dopo aver raccolto una grossa lampadina che si illumina toccandola, si ritrova in un mondo buio e desolato. In lontananza svetta una torre talmente alta da non vedersene la cima. Un robot-profeta informa il nostro personaggio che la lampadina che sta reggendo non è altro che il Sole: un tempo, questo splendeva sulla cima della torre illuminando il mondo e infondendo vita e calore, ma ora che si è spento, il mondo è immerso in una notte eterna, e la fine si avvicina lenta e inesorabile. Niko apprende di essere nientemeno che il Messia, il cui compito è portare il nuovo Sole in cima alla torre.

Finora abbiamo un profeta e un Messia, mancherebbe solo un dio. Invece c’è anche quello. E il dio di questo mondo è il giocatore stesso.

L’aspetto più interessante e caratteristico di One Shot sta nella sua capacità di rompere la quarta parete non solo a livello narrativo ma anche tramite le meccaniche di gioco, rendendo sottilissimo -come il velo di Maya schopenhaueriano- il distacco tra giocatore e videogioco.

Infatti, Niko si rivolge molto spesso direttamente al giocatore, talvolta chiedendo aiuto per la risoluzione di un enigma, ma nella maggior parte dei casi per cercare un contatto ed esprimere i suoi sentimenti e, soprattutto, per sfogare la sua grande nostalgia di casa, ricordandoci che, in fondo, è solo un bambino a cui manca da morire la sua mamma. Se poi questo non fosse abbastanza, anche i più duri di cuore si sentiranno un po’ percossi dal fatto che, dopo aver chiuso e riaperto il gioco, troveremo un Niko allarmato perché per un istante «tutto è diventato buio» e dovremo rassicurarlo notificandogli la nostra presenza.

Quanto alle meccaniche di gioco, qui le cose si fanno ancora più interessanti e assumono una piega quasi inquietante. Ciò che rende One Shot un titolo più unico che raro è il fatto che è il gioco stesso a parlare al giocatore. Mi si perdoni la fortissima ridondanza, ma giocare a One Shot significa giocare ad un gioco in cui il gioco sa che lo stai giocando. In vari punti della storia Niko incontra una misteriosa entità che assume l’aspetto di un computer; tuttavia, questa non si rivolge a lui, bensì al giocatore stesso… chiamandolo addirittura per nome. Le parole di questa entità compaiono sullo schermo nella forma di messaggi pop-up, riproducendone anche i suoni. In questi frangenti, per proseguire nel gioco, il giocatore-dio deve risolvere degli enigmi scavando nel proprio PC (tra cartelle e documenti) alla ricerca di indizi che lo stesso gioco ha furtivamente depositato.

La costante rottura della quarta parete in One Shot è molto diversa da qualsiasi altro medium di intrattenimento, in quanto il giocatore non è più solo qualcuno che se ne sta seduto premendo qualche tasto, ma viene reso effettivamente parte attiva della vicenda. Inoltre, tutto ciò si incastra alla perfezione ai ruoli e alla relazione definiti all’inizio del gioco. Niko non può risolvere gli enigmi, quello è compito del giocatore-dio, il quale possiede qualcosa che il personaggio giocabile non ha, ovvero un grado di comprensione superiore delle cose. Dal suo punto di vista, dio agisce per vie misteriose che vanno al di fuori della sua limitata comprensione, perché di fatto Niko non può in alcun modo sapere di essere un personaggio di un videogioco controllato da una persona attraverso un computer. Al contrario, il giocatore-dio ha piena coscienza di tutto ciò, sa come muoversi all’interno del suo computer ed è in grado di compiere azioni che Niko non può nemmeno concepire. Tuttavia, egli sa anche di non essere né onnipotente né onnisciente, e soprattutto, sa che le sue azioni e le sue scelte avranno ripercussioni su Niko e sul mondo di gioco.

Riflettendo a posteriori, senza troppo svelare, si potrebbe dire che il libero arbitrio sia il più grande ostacolo che viene messo di fronte al giocatore, il quale – pur essendo “dio” – non può permettersi di scegliere a cuor leggero.

Per il resto, il viaggio di Niko e del giocatore verso la cima della torre è un sommesso pellegrinaggio della speranza in un mondo ormai rassegnato alla fine. Nonostante gli abitanti del mondo siano entusiasti dell’arrivo del Messia e lo incoraggiano a portare a termine il suo compito, dai loro discorsi traspare una nota di amara rassegnazione. C’è chi dice che la fine del mondo è iniziata molto tempo prima, che il Messia è arrivato troppo tardi e rimettere il Sole al suo posto non cambierà le cose. La fine è inevitabile, dunque che senso ha posticiparla se ha come effetto il prolungamento di un’agonia?

Eppure, in questo oceano di tristezza e di speranze sbiadite, il calore dell’umanità non si è ancora estinto. È davvero difficile spiegare quante sfumature di conforto possa infondere un gioco che narra di un mondo prossimo all’oblio, ma posso dire che in questa selva di tematiche difficili e gravi, il sorriso si riscontra nelle piccole cose (anche grazie all’aiuto di una scrittura impeccabile).

Non riuscirò mai a sottolineare in maniera soddisfacente quanto questo gioco sia speciale. Unico nel suo genere per quanto già detto, ma anche incommensurabilmente profondo nelle tematiche che vanno a toccare questioni che definire di un certo peso è certamente riduttivo. Dal mettere in discussione le fondamenta della realtà, ai drammi esistenziali, e ovviamente i dubbi atroci che gravano su tutte le nostre scelte. Qual è la cosa giusta da fare? A tutto questo si aggiunge il peso di un altro monito contenuto nel titolo del gioco. One Shot. Hai un solo tentativo.

O forse no? E se tutto questo fosse solo una parte di qualcosa di più grande nel bene e nel male?

Scopritelo. Prendete la pillola blu. Credetemi, vale la pena vivere questa esperienza.

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