
TITOLO: E poi il silenzio
AUTORE: Pablo Trincia e Debora Campanella
NUMERO EPISODI E DURATA: 8 episodi da circa 40 min
DOVE ASCOLTARLO: principali piattaforme di streaming
SOUND DESIGN: M. Borreggi
GIUDIZIO: ★★★★☆
Credo che in qualche parte della memoria di tutti noi sia custodito il ricordo del disastro di Rigopiano. Il 18 gennaio 2017 una valanga staccatasi dal monte Siella colpisce l’hotel Rigopiano di Farindola, in provincia di Pescara, rimasto completamente isolato a causa di giorni di nevicate straordinarie. Dentro ci sono 40 persone, tra staff e clienti, e solo 11 di loro rivedranno la luce. Già di per sé questo basta per scatenare l’empatia: l’immagine di persone sepolte vive tra le macerie e di sopravvissuti che vagano alla ricerca di aiuto ricevendo in cambio soltanto silenzio è fin troppo struggente. Eppure c’è dell’altro.
C’è un’amministrazione che preferisce girarsi dall’altra parte quando si tratta di prevenzione, una burocrazia lenta e soggetta ad incepparsi ogni qualvolta procedere significherebbe far spendere soldi alla politica, una Regione completamente impreparata a gestire una situazione tanto grave e delle centrali di emergenza cieche, sprovviste del minimo di umana empatia e, a condire il tutto, un gestore d’hotel imprudente.
E processo dopo processo, alla domanda: “Il disastro era evitabile?”, la risposta si fa sempre più ovvia.
Pablo Trincia e Debora Campanella ripercorrono la storia, facendo parlare i sopravvissuti e, in alcuni casi, anche le vittime, attraverso i messaggi vocali inviati poco prima di morire. A parlare sono anche gli operatori di centrale e i funzionari politici, stavolta attraverso stralci di telefonate registrate, e l’effetto che provocano nell’ascoltatore è ben diverso. L’avidità e la completa assenza di lungimiranza la fanno da padrone, anche a tragedia accertata, e ancora una volta ci si sente impotenti, esposti all’inesorabilità della natura e all’incuria delle amministrazioni.
Pablo Trincia è il maestro indiscusso dei podcast, e non mi dilungherò a lungo in panegirici sulla sua persona e la sua voce, ma ancora una volta ha mostrato una competenza e una sensibilità fuori dal comune; la mano di Debora Campanella, poi, si rivela fondamentale in una storia tanto intricata. Degno di nota anche il lavoro di Michele Boreggi, che si occupa del sound design e della post produzione rendendo il podcast una delizia per le orecchie.
La qualità è eccelsa ma, se devo fare una piccola osservazione, in alcuni punti ho trovato il podcast sbrigativo, come se la data di pubblicazione fosse troppo vicina e non si avesse avuto la possibilità di fare un ultimo ascolto e di curare ogni minimo dettaglio come avviene invece di consueto.
È un podcast che consiglio? Chiaramente. Ma prima armatevi di fazzoletti perché in alcuni passaggi si piange. E preparatevi anche a passare delle giornate immersi nel cinismo, con la consapevolezza che le istituzioni non hanno alcun interesse verso la vita dei cittadini.

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