La piccinina – Silvia Montemurro

7 Mar , 2024 - Libri

TITOLO: La piccinina

AUTRICE: Silvia Montemurro

GENERE: Romanzo storico

CASA EDITRICE: e/o edizioni

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2023

PAGINE: 198

COPERTINA: La Piscinina, Emilio Longoni

CODICE ISBN: 9788833576701

GIUDIZIO: ★★★★☆  

«Non giudicare mai un libro dalla copertina», si è soliti dire in molte circostanze. Ecco, in questo caso è proprio il contrario: per entrare nel cuore della storia che sto per raccontarvi, dobbiamo prima fermarci ad osservare l’involucro esterno che la contiene. 

La Piccinina è l’ultimo romanzo storico pubblicato dall’autrice lombarda Silvia Montemurro, di cui ricordiamo altri frutti del suo lavoro come L’Inferno avrà i tuoi occhi e Cercami nel Vento. Ammetto che non conoscevo la cifra stilistica di questa scrittrice quindi leggere un suo libro è stata una sorta di scommessa. Vi anticipo già che è stata una delle rare volte in cui ne sono uscita vincitrice.

Come ho già accennato, è fondamentale partire dalla copertina del romanzo: in essa troviamo raffigurata La Piscinina, una delle opere più famose del pittore divisionista Emilio Longoni. Quest’ultimo, oltre a dare l’ispirazione per scrivere la storia, diventa uno dei personaggi di spicco della narrazione. Ci troviamo a Milano nei primi anni del Novecento, un periodo storico segnato dai moti di ribellione degli operai a causa delle pessime condizioni lavorative e del costante aumento dei prezzi. Le proteste sono poi state represse brutalmente dal governo, in particolare dal generale Fiorenzo Bava Beccaris. 

A far sentire il grido di dissenso non sono solo gli uomini ma anche le donne di tutte le età, purtroppo anche quando giocare e divertirsi dovrebbero essere le sole priorità. È il caso delle Piccinine, un folto gruppo di bambine milanesi sfruttate nei lavori più disparati: dal taglio e il cucito al trasporto dei vestiti per le fabbriche tessili. Nonostante la paga irrisoria, esse dovevano trasportare carichi pesanti di merci decisamente troppo grandi per i loro fragili corpi. Nora, la protagonista del romanzo, è una piccinina che trascorre le sue giornate a trasportare un cesto pieno di vestiti da un posto all’altro senza sosta. Lei, insieme alle sue piccole colleghe, sono circondate da uno scenario a dir poco raccapricciante: la violenza, gli abusi, le umiliazioni sono una triste quotidianità da cui queste lavoratrici vogliono liberarsi. Ecco che le singole voci delle piccinine si uniscono in un grido di protesta, rifiutandosi di essere trattate come schiave a cui non spetta nessun diritto, nemmeno quello di piangere. Il loro aspetto fisico, così fragile e minuto, contrasta con il loro coraggio prorompente: per la prima volta nella storia, infatti, si registra uno sciopero femminile contro un sistema ingiusto verso le dipendenti. 

Questo romanzo è portavoce di storie di resistenza raccontate da bambine costrette a sporcarsi le mani in faccende che noi considereremmo “da grandi”. Anche se le cose non sono fin da subito andate come speravano, è anche grazie alle loro gesta se ad oggi nessun tentativo di ribellione ad un apparato malsano è mai vano. Nora, oltre a soffrire la povertà di cui lei e la sua famiglia sono travolte, deve fare i conti anche con un difetto di pronuncia, la balbuzie. Ciò la porta a nascondersi e sentirsi inferiore rispetto alle sue amiche, che invece ritiene impeccabili. Le difficoltà linguistiche e la bassa autostima creano costantemente dei momenti di disagio, convincendo la protagonista di non meritare l’apprezzamento né l’amore di qualcuno. 

<<Per me è sempre stata una colpa, non apparire bella. Non essere mai al posto giusto, neanche per finta, neanche ritratta. C’era sempre qualcosa che non andava bene>>.

Questo passo mi ha veramente toccato, perché credo che molti di noi almeno una volta nella vita abbiamo provato la straziante sensazione di guardarci e provare disprezzo per quel riflesso nello specchio. Per fortuna, a riportare il colore nelle giornate grigie di Nora c’è sempre il caro amico Emilio Longoni. Quest’ultimo prova un immenso affetto per la giovane donna, vedendo in lei quasi una figlia che non ha mai avuto. Il loro rapporto rimane sempre saldo, laddove nemmeno le parole riescono a colmare tutti i momenti bui, ecco che il potere dell’arte risana tutto e porta di nuovo la pace. Ed è proprio tra un discorso d’affetto e una pennellata sulla tela, che Nora ed Emilio rimarranno collegati per sempre, anche quando non saranno più fisicamente vicini. 

Le piccinine sono lavoratrici, è vero, ma sono prima di tutto delle giovani ragazze alle prese con un vortice di emozioni tipico della loro età. La protagonista di certo ne sa qualcosa, perché per troppo tempo ha sperato di sentire la porta bussare e vedere di nuovo Achille pronto a tornare da lei.

<<Di quel tragitto per Milano ricordo solo lui. La città, per una volta, non mi distraeva più con i suoi capitelli, i giardini proibiti, le sculture di qualche cimitero privato. Vedevo le sue mani, tagliuzzate dove il coltello ogni tanto gli faceva i dispetti e la lama prendeva di stralcio la carne, le sopracciglia folte, che mi veniva voglia di passarci sopra il dito indice, quel ciuffo che spuntava fuori dal cappello enorme>>.

Sarebbero ancora molte le tematiche da trattare in questo romanzo, come le amicizie tradite, i traumi causati dalla violenza, il rapporto tra fratelli e tanti altri aspetti presenti nella storia. Credo però che sia giusto non svelare interamente le vicende, così da lasciare uno strato narrativo tutto da scoprire a chiunque voglia approcciarsi a questo libro.

Arrivando alla conclusione di questo articolo: consiglierei La piccinina ad un pubblico di lettori e lettrici? La risposta – ormai scontata- è assolutamente sì! È una storia forte e viscerale, trattata con una minuziosità di particolari tale da renderla davvero efficace. L’unico appunto che faccio, dettato solo da un gusto personale, è la ripetitività di alcune riflessioni di Nora, soprattutto nella parte conclusiva della storia in cui discute in modo acceso con Achille. Detto questo, ho letto il libro tutto d’un fiato, sentendomi vicina alla protagonista e a tutte le sue colleghe. È stato veramente toccante vedere come delle ragazzine si siano scagliate contro un sistema lavorativo malsano che ha distrutto i loro sogni, le loro certezze, ma di certo non la loro dignità. 

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