
TITOLO LIBRO: Come d’aria
AUTRICE: Ada d’Adamo
ILLUSTRAZIONI: Sospensione di Alfredo Favi
GENERE: Narrativa – autobiografico
EDITORE: Elliot
ANNO PUBBLICAZIONE: 2023
PAGINE: 144
CODICE ISBN: 978-88-9276-245-9
GIUDIZIO: ★★★★★
Nata ad Ortona (CH) nel 1967, Ada D’Adamo è fin dall’infanzia un’appassionata di danza e di musica classica. Dopo il diploma all’Accademia nazionale di danza e una laurea in discipline dello spettacolo, riesce a trasformare la sua passione un lavoro, scrivendo saggi e occupandosi della produzione e promozione di spettacoli teatrali. Nel 2005 diventa mamma di Daria, bambina a cui solamente dopo la nascita viene diagnosticata una grave malattia che la rende completamente invalida. Spinta dalle difficoltà incontrate insieme al marito nel crescere la figlia, tra il 2013 e il 2014 la scrittrice (ri)prende in mano la penna e inizia la stesura del suo primo romanzo autobiografico Come d’aria, ispirato proprio dal suo rapporto con Daria, nonché dalla scoperta di aver sviluppato una patologia tumorale e dalle conseguenti cure a cui si è dovuta sottoporre. Pubblicato a gennaio del 2023, il libro vince la LXXVII edizione del Premio Strega.
Si intuisce fin da subito come non si tratti di una lettura facile, nonostante le poche pagine da cui è composto il libro. Amore, frustrazione e rabbia sono solo alcune delle tante emozioni che caratterizzano la storia di Ada, la quale si è sempre battuta attivamente nonostante la stanchezza sia fisica che emotiva per difendere i diritti delle persone invalide, spesso considerate dalla società come l’ultima ruota del carro a prescindere da sesso ed età. Una storia in cui l’autrice si mette a nudo, esplicitando il suo dolore e manifestando i suoi dubbi.
Col tempo si smette di accanarsi a cercare risposte, di affannarsi, di voler andare altrove. Non è rassegnazione, piuttosto una forma di accettazione attiva: si smette di combattere «contro». Si risparmiano energie e si pensa a combattere «per».
Ho apprezzato molto le considerazioni della scrittrice e il suo modo di raccontarle: dalle sue parole è facile intuire le emozioni che le scaturiscono, rendendo così la lettura immersiva e scorrevole allo stesso tempo. I temi che tocca sono vari: non si ferma alla malattia, che rimane comunque il fil rouge della storia, ma parla anche – e soprattutto – di amore, di amicizia, di famiglia ma anche di ingiustizia. Non ci sono dubbi sulla bellezza a tratti dolorosa di questo libro.
L’aborto è una scelta dolorosa per chi la compie, ma è una scelta e va garantita. Anche se mi ha stravolto la vita, io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quel giorno, avrei scelto l’aborto terapeutico.
Ada D’Adamo è deceduta la notte del 1° aprile 2023 – il giorno dopo aver scoperto che il suo libro era tra i dodici candidati al Premio – a causa delle complicanze dovute alla sua malattia degenerativa.
Devo ammettere di aver scelto questo libro a scatola chiusa. Sapevo della sua presenza tra i titoli finalisti della LXXVII edizione del Premio Strega, ma la vera spinta a leggere questo romanzo-memoir è stato un aneddoto legato alla cerimonia vera e propria, tenutasi a Roma il 6 luglio 2023: qui il ministro della cultura Sangiuliano ha votato i libri dichiarando in un secondo momento che avrebbe poi provato anche a leggerli. Un’affermazione questa che ha lasciato perplessi i presenti e i commenti a riguardo non si sono fatti attendere. Mi ha colpita un commento in particolare, in cui la sua autrice consigliava al Ministro di leggere almeno il libro vincitore per capire cosa fossero l’empatia e l’umanità. Ho colto il consiglio al balzo come se fosse stato pensato per me e in pausa pranzo dal lavoro sono corsa in libreria ad acquistare il libro senza conoscerne davvero la trama, ma che ho divorato nei giorni immediatamente successivi. Ho scoperto con piacere che la storia autobiografica raccontata da Ada D’Adamo non è solo pregna di ciò che l’autrice del commento aveva promesso, ma anche di amore e di forza. È una lettura veloce ma allo stesso tempo intensa, carica di emozioni che Ada D’Adamo sa comunicare sapientemente. La donna si mette completamente a nudo raccontando che cosa significa crescere in Italia un figlio con pluridisabilità, per denunciare la mancata tutela dello Stato nei confronti delle famiglie con figli disabili. Al contempo però si avverte forte il rifiuto di qualsiasi forma di autocommiserazione: non è pietà che cerca la donna, se mai compassione, ovvero la comprensione profonda del dolore e del coraggio di un altro essere umano.
Volevo spezzare la divisione tra buone e cattive madri. Non volevo piegarmi all’ipocrisia, autoincludendomi senza alcun merito nel novero delle donne che avevano abbracciato la croce ed erano citate come esempio di virtù. Io la croce avrei preferito non caricarmela sulle spalle, la virtù non l’avevo scelta. Non mi sentivo, e non mi sentirò mai, una “madre coraggio”.
Un libro non facile dal punto di vista emotivo, ma una storia d’amore che parla di fragilità, di forza e della capacità di rialzarsi che a parer mio vale la pena di essere letta!

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