Firewatch

10 Apr , 2025 - Videogiochi

SVILUPPATORE: Campo Santo

DISTRIBUTORE: Panic

GENERE: Indie, avventura

RILASCIO: Febbraio 2016

GIOCABILE SU: PC, PS4, Xbox One, Nintendo Switch

GIUDIZIO: ★★★★☆ 

Vi piacciono le metropoli? Vagare nel labirinto dei palazzi, perdersi nella giungla d’asfalto, farsi strada a spintoni tra la folla e rischiare un sovraccarico sensoriale per il frastuono e gli odori di un gigantesco organismo che non conosce riposo? Perfetto! Nemmeno a me! Per questo consiglio agli amanti della quiete nella natura (e non solo) di dare un’occhiata a una piccola e preziosa perla videoludica: Firewatch.

Ci troviamo nella foresta naturale di Shoshone, nel cuore delle Montagne Rocciose. Henry, il protagonista, giunge in questo remoto angolo di natura incontaminata in qualità di guardaboschi in seguito a un periodo molto nero della sua vita. Qui svolge vari incarichi per preservare l’integrità della foresta supervisionato da Delilah, un’altra vedetta con la quale si tiene in contatto tramite walkie-talkie.

I primi momenti di gioco scorrono in relativa tranquillità: da un lato le escursioni di Henry e gli scenari ameni del parco offrono al giocatore una sensazione di pace assoluta, dall’altro la personalità di Delilah -socievole, estroversa, molto espansiva e sfacciatamente ironica- rendono l’esperienza viva e frizzante, calorosamente umana. Col passare del tempo Henry e Delilah stringono una relazione profonda (eppure non si sono mai visti!) e le ferite sul passato di Henry sembrano fare un po’ meno male.

Domanda retorica: quanto pensate che potesse durare questo idillio? Molto poco. Infatti, qualcosa si insinua nell’amicizia tra i due guardaboschi, qualcosa che ha il potere di rafforzarla o corroderla. Con una mossa repentina come lo scatto di una vipera che azzanna la preda, l’atmosfera del gioco viene completamente ribaltata. E così la libertà e la solitaria quiete della foresta di Shoshone lasciano spazio a un’inquietante paranoia da cui non si ha via di scampo.

In Firewatch, la punta di diamante è sicuramente la scrittura, che dà linfa vitale a ogni aspetto del gioco: eventi principali, dialoghi opzionali, sottotrame, ma in particolar modo la caratterizzazione dei due personaggi centrali e della loro relazione. Tutto è improntato verso un realismo narrativo e una costruzione di scenari emotivi più che coinvolgenti. In altre parole, la scrittura non fa ricorso ad alcun cliché banale e gli sviluppi tanto della vicenda quanto di ciò che si crea tra i protagonisti catturano completamente l’attenzione del giocatore stimolandone la curiosità. Il risultato è un’esperienza fluida, scorrevole, rispettosa delle tempistiche narrative (lenta e serena, veloce e grave a seconda della necessità dei casi) e capace di infondere un arcobaleno di emozioni nel giocatore. Tutto, dagli scambi di battute tra Henry e Delilah alla sensazione di paranoia ansiogena che subentra minacciosa quando la trama si infittisce, sembra incredibilmente reale. Perciò le emozioni del giocatore sono sempre in linea con quelle dei due protagonisti, come se fosse lui al centro della vicenda.

Meritevoli di attenzione sono anche alcune delle caratteristiche chiave in termini di gameplay.

In Firewatch si cammina, e molto. Di fatto, al giocatore è richiesto di volta in volta di raggiungere a piedi un determinato punto del parco orientandosi con bussola e mappa. Così descritta può sembrare una meccanica noiosa, e in molti non esiteranno ad affermarlo; ma a mio parere è un invito da parte degli sviluppatori a prendere le cose con calma e ad apprezzare la quiete e la pace di una passeggiata nella natura, un messaggio su cui vale la pena di soffermarsi a riflettere poiché si allontana da un pensiero comune nel mondo dell’intrattenimento, secondo il quale tutto ciò che non è dinamico e adrenalinico risulta tedioso. Sarete convinti anche voi di tutto questo quando, giocando, vi sorprenderete ad ammirare paesaggi da cartolina in un’atmosfera sospesa nel tempo.

In ogni caso, nelle sue lunghe escursioni, Henry non è mai da solo. La voce di Delilah gli tiene costantemente compagnia, perciò i momenti di vuoto sono ridotti al minimo. L’amicizia tra i due si costruisce per la maggior parte, mattone dopo mattone, proprio in questi momenti, ed è importante sottolineare l’interattività di questo aspetto nel gioco. In quasi tutte le interazioni con Delilah, al giocatore è offerto un ventaglio di possibili risposte tra cui scegliere che, seppure non influenzano profondamente le pieghe degli eventi (ma l’esperienza del giocatore sì), contribuiscono ad aumentare il grado di coinvolgimento nei confronti di tutto ciò che accade ai protagonisti.

Firewatch è un gioco bellissimo che sfiora la perfezione ma non la raggiunge appieno. I difetti, però, sono pochi.

Il gioco, come già detto, è molto coinvolgente, ma anche molto ben curato nei dettagli. Sparsi qua e là per la grande foresta di Shoshone, infatti, è possibile imbattersi in piccoli eventi e linee di dialogo che donano al gioco quel valore aggiunto segno della dedizione e dell’impegno del team di sviluppatori. E allora dove sta il difetto? Beh… bisogna dire che è molto facile mancarli. La mappa è piuttosto estesa e i dettagli in questione ben mimetizzati, dunque o ci si arma di pazienza e si perlustra da cima a fondo ogni area (e qui la noia sarebbe difficile da giustificare) oppure si rischia di completare il gioco perdendo queste piccole chicche. Insomma, per scovarle bisognerebbe sapere a priori dove guardare. Forse è anche in relazione a questo che gli sviluppatori hanno deciso di inserire tra i contenuti speciali dei commenti sulla creazione di Firewatch. In questo modo il giocatore può apprendere moltissimo sullo sviluppo del gioco (trama, meccaniche, personaggi, mappa) e scoprire dettagli nascosti che sono passati inosservati durante le prime partite. Un ottimo modo per rimediare.

Pare invece che non si interverrà su un altro elemento, cosa che potrebbe dissuadere molti dal giocare: ovvero il supporto linguistico. Infatti, l’italiano non compare tra le lingue opzionabili in Firewatch, il che significa non solo che i sottotitoli e l’interfaccia sono fruibili in varie lingue meno che la nostra, ma anche le voci di Henry e Delilah (tra l’altro frutto di un doppiaggio eccezionale) sono ascoltabili esclusivamente in inglese. È veramente un peccato perché chi non ha familiarità con le lingue si sentirà tagliato fuori da questa esperienza, o quanto meno si troverà in difficoltà ad assaporarne la bellezza fino in fondo.

Dunque vale la pena giocare a Firewatch? La più inutile delle domande, perché la risposta -ancora più inutile- è: certamente sì. Troverete difficile chiudere il gioco e aspettare di avere un momento libero per riaprirlo perché vi scoprirete catturati da una vicenda a un tempo pacifica e da brividi. Calma, ironia e fiducia convivono con paura, ansia e paranoia. A legarle, una scrittura sapientemente curata in una landa esteticamente e stilisticamente suggestiva, pur nella sua semplicità grafica. 

Firewatch è un gioco di luci ed ombre, entrambe portate sullo schermo con una maestria esemplare.

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