
TITOLO: I baffi
AUTORE: Emmanuel Carrère
TRADUTTRICE: Maurizia Balmelli
GENERE: Narrativa
EDITORE: Adelphi
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020
PAGINE: 149
CODICE ISBN: 9788845934599
GIUDIZIO: ★★★★★
«Che ne diresti se mi tagliassi i baffi?».
Agnès, che sfogliava una rivista sul divano, diede in una risata leggera, poi rispose: «Sarebbe una buona idea».
Così si apre questo breve romanzo di Carrère, scritto a cavallo tra l’aprile e il maggio 1985.
Il protagonista è un uomo di cui sappiamo pochissimo, se non che fa l’architetto ed è sposato con Agnès. Un giorno decide di rasarsi i baffi, ma nessuno sembra accorgersene, e anzi, negano di averlo addirittura mai visto coi baffi. Il primo pensiero è quello di uno scherzo: certo, la moglie è solita scherzare ed è facile che abbia coinvolto gli amici, ma c’è qualcosa di strano che conduce ben presto a un vortice di angoscia e panico. Le domande sono molteplici: che sia tutto un complotto? Che sia invece impazzito?
Molte domande ma nessuna risposta certa, e in questo caos è la follia a prendere il sopravvento.
Parlare ulteriormente della trama significherebbe fare spoiler o imporre la mia interpretazione, influenzando l’opinione di chi non ha ancora letto I baffi, quindi mi fermerò. Posso soltanto dire che è un romanzo circolare, ma che desta svariate ipotesi interpretative e infinite interpretazioni sull’accaduto, ammesso che un accaduto ci sia. In ogni caso, ai miei occhi risulta evidente un’ispirazione di stampo pirandelliano per quanto riguarda la crisi interiore a seguito di un dettaglio fisico, oltre che per una fuga degna del miglior Mattia Pascal. Tuttavia ne I baffi, la crisi interiore e la ricerca di un’identità non ha un ruolo da protagonista ma rappresenta più il mezzo attraverso cui si fa strada la malattia mentale, a mio parere vero perno del libro.
Lo stile di Carrère è descrittivo, fatto di frasi brevi e dalla sintassi semplice, ma con parole spesso ricercate.
Arrivando alle mie impressioni personali, è un libro che ho amato e a cui non riesco a smettere di pensare. Il protagonista mi ha trascinato nella sua spirale di pensieri ossessivi, mi ha convinta, mi ha schifata, mi ha impietosita e mi ha anche fatto paura in alcuni punti. Insomma, da un verso o dall’altro, non è certo un libro che lascia indifferenti e che, una volta letta l’ultima pagina, finisce nel dimenticatoio.
È un libro che mi sentirei di consigliare fortemente a chiunque goda di una buona salute mentale e abbia voglia di fare un bel viaggio tra le ossessive paranoie di un uomo. Proprio per questo, è un libro che va letto a piccole dosi. Ha soltanto 149 pagine, ma sono molto intense, e leggendolo rapidamente si rischia di tralasciare dei dettagli, di finire col non porsi le domande giuste.

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