La casa alla fine del mondo – Paul Tremblay

13 Mar , 2025 - Libri

AUTORE: Paul Tremblay

TITOLO: La casa alla fine del mondo

TRADUTTORI: M. Curtoni e M. Parolini

GENERE: Horror

CASA EDITRICE: Mondadori

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2022

PAGINE: 301

CODICE ISBN: 978-88-04-73989-0

GIUDIZIO: ★★★☆☆

Sembra un giorno del tutto normale per Wen. I suoi due papà si stanno rilassando sulla terrazza del cottage che hanno affittato per le vacanze e lei, barattolo alla mano, è intenta a catturare delle cavallette nel prato davanti alla casetta. La natura che la circonda – i boschi fitti di abeti, la brezza estiva che ne accarezza le cime, il grande lago su cui si affaccia il cottage – non lascia presagire nulla di malevolo o minaccioso. Sono dei passi pesanti sul selciato a rompere l’idillio, qualcuno sta attraversando la piccola strada che conduce al cottage, qualcuno – Wen se lo sente – sta per distruggere l’armonia di quella giornata. Uno sconosciuto, un gigante dai modi gentili, si presenta a Wen. Il suo nome è Leonard e non è solo: altri tre sono giunti con lui. Indossano gli stessi vestiti e brandiscono degli strani e lunghi bastoni, le cui sommità sembrano un’accozzaglia di lame ricurve e punte legate insieme. Gli sconosciuti, spiega Leonard, non sono venuti per fare del male, ma per portare un messaggio a Wen e ai suoi papà: dovranno prendere una decisione terribile, fare una scelta inconcepibile, e dovranno farlo il più in fretta possibile, perché in gioco c’è qualcosa di più grande di tutti loro. Oltretutto, continua il gigante buono, loro quattro non sono intenzionati ad andarsene finché la decisione non verrà presa.

Sono queste le premesse di un romanzo che si legge tutto d’un fiato, grazie alla capacità dell’autore di mantenere per tutto il corso delle vicende un grado elevato di tensione e di suspense, caratteristiche che, tra l’altro, si trovano spesso nell’ horror, ma anche nel thriller, genere a cui il romanzo, almeno a parer mio, si mescola in alcuni momenti: dall’atmosfera intrisa di mistero a sequenze di azione da cardiopalma. 

Tuttavia, a parte l’aspetto più “adrenalinico”, del romanzo mi sento di salvare poco altro. I protagonisti, specialmente i due papà di Wen, Andrew ed Eric, sono esattamente la classica coppia da film horror “standard”, il primo razionale, incredulo, sempre pronto a servirsi della logica anche nelle situazioni più inspiegabili, il secondo più sensibile, più aperto all’accettazione di eventi che vanno oltre ogni tipo di logica e razionalità; insomma, due caratteri che finiscono inevitabilmente per scontrarsi a un certo punto della storia, come in tante altre storie del genere.

Eppure, nonostante il consueto scontro tra logica ed emotività, apparentemente nulla di paranormale  accade in questo libro. E allora in cosa sta l’horror vi chiederete, non è forse il paranormale uno dei suoi elementi imprescindibili? Non spetta a me spiegare che non tutte le storie dell’orrore devono basarsi per forza su elementi sovrannaturali. E’ proprio questo, infatti, il secondo aspetto che voglio salvare di questo romanzo: il terrore non si costruisce qui su mostri o fantasmi, ma sul dubbio, quindi non su qualcosa che minaccia da fuori, ma su un sentimento che corrode da dentro e che mette in discussione ciò che c’è fuori. Il dubbio quindi, ma nella sua accezione più negativa, che sfocia nell’ambiguità, nell’incertezza assoluta, che finisce per  generare terrore.

Il tutto viene accentuato, tra l’altro, da un’ambientazione claustrofobica: quasi la totalità delle vicende si svolge, infatti, proprio all’interno del piccolo cottage, a sua volta chiuso in un paesaggio boschivo e isolato, a miglia e miglia di distanza da eventuali soccorsi: insomma, non si esce e non si scappa.

La tensione, il dubbio atroce e costante e la sensazione di claustrofobia sono, a mio parere, gli elementi meglio riusciti di questo romanzo. Tuttavia, fino alla fine mi sono chiesto dove volesse andare a parare questa storia, quale fosse realmente il messaggio sotteso alle vicende. La trama, inoltre, è piuttosto semplice, efficace sì, ma già vista e rivista in altre opere, soprattutto pellicole che utilizzano l’espediente della “home invasion”. Proprio per quanto riguarda gli “invasori” poi, solo uno o due tra loro risulta più approfondito, gli altri sono ridotti a comparse loro malgrado coinvolte in una situazione assurda. 

Giungo alla conclusione per consigliare questo libro soprattutto a chi sta affrontando un periodo di “blocco del lettore”: Tremblay ti trascina su una giostra di tensione dall’inizio alla fine, non si dilunga mai troppo in descrizioni o digressioni, ci sono molti dialoghi, quasi al limite del cinematografico e tutto questo tende a velocizzare di molto la lettura. 

Per tutti gli altri invece, penso sia un ottimo libro se ci si vuole approcciare al genere horror per la prima volta senza troppe pretese.

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