Quanto poco basta per far crollare le nostre certezze, e con loro la nostra intera persona? Nella storia narrata in questo podcast, 24 passi. 24 passi che separano un campetto da calcio da un carcere; da una passione che diventa ragione di vita a una fine inevitabile, perché delle volte basta poco per far uscire un’esistenza dai binari costruiti con tanto impegno.
Insomma, in questo podcast il protagonista è Fabrizio Maiello, che grazie all’intervista di Valentina Poddighe racconta le sue mille vite. In giovane età Fabrizio ha dedicato tutto il suo tempo e le sue energie al calcio. I risultati non si lasciarono attendere, e in breve tempo divenne una vera e propria promessa, tanto che tutti attorno a lui lo identificavano come “il calciatore”, quasi non esistesse come persona ma soltanto per la funzione che ricopriva all’interno della società. E a lui stava più che bene: era quello che voleva fare e quello che voleva essere, e si stava prendendo tutto ciò che gli spettava. Questo fino al giorno dell’incidente: dopo una brutta frattura durante una partita, fu costretto a rinunciare alla sua passione. E da lì la sua vita venne risucchiata da un vortice di dolore. Invece che agli allenamenti, iniziò a dirigersi verso le piazze di spaccio, e da lì una cosa tira l’altra, ed è un attimo ritrovarsi a condurre una vita criminale. E dalla vita criminale al carcere il passo è molto breve.
Fabrizio così sperimenta il carcere, ma è una persona che non ha nulla da perdere; pronto a prendere le mazzate pur di non stare zitto di fronte a un’ingiustizia o a evadere dal carcere facendo consapevolmente aumentare la pena in una serie di mirabolanti avventure che lasciano l’ascoltatore incredulo di fronte a tanta sfrontatezza e sincerità.
Stufo del carcere, Fabrizio a un certo punto trova il modo per farsi internare in un ospedale psichiatrico. “Non sarà poi così male”, si diceva. E così il podcast diventa un’occasione per discutere, anche assieme a degli specialisti, di cosa fossero gli ospedali psichiatrici in passato, di come stavano le persone e degli sforzi fatti dai dottori e dagli infermieri per far sì che qualcosa, pian piano, cambiasse, che si ricominciasse a trattare gli esseri umani da esseri umani e non più da bestie da cercare di rendere mansuete a tutti i costi.
La paloma bianca non è soltanto la storia degli ospedali psichiatrici e di chi li ha abitati, ma è anche una storia di redenzione. Se il carattere impulsivo di Fabrizio l’ha portato dalle stelle alle stalle, la sua compassione e fame di giustizia può salvarlo. E così, nella cura del più debole tra i deboli, Fabrizio riscopre l’amore e la dedizione, ottenendo la redenzione da sé stesso, perché è solo attraverso i piccoli gesti di cura quotidiani ci si può salvare.
Mi è piaciuto? Mille volte sì, ma non è una storia leggera,da ascoltare sotto l’ombrellone. Ha bisogno di un ascolto attento ed empatico ma, se si è pronti ad accoglierla, lascia delle suggestioni e degli spunti di riflessione indimenticabili.

Il salotto dei morti
Chiacchiere dall'altro mondo