La vita intima – Niccolò Ammaniti

3 Ott , 2024 - Libri

TITOLO: La vita intima

AUTORE: Niccolò Ammaniti

GENERE: Narrativa

EDITORE: Einaudi

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2023

PAGINE: 301

CODICE ISBN: 9788806255152

GIUDIZIO: ★★★★☆

C’era una volta in un bel paese ricco e splendido, una donna altrettanto meravigliosa. Ella viveva tra gli agi conseguenti al matrimonio con il governatore del paese, e nessun animo poteva resistere alla sua straordinaria bellezza, tant’è che riceveva generose lodi da ogni angolo del mondo. La sua vita era invidiabile e, di fatto, invidiata; chiunque avrebbe voluto essere come lei o trovarsi al suo posto, ma la verità è che nessuno poteva vedere le ombre che oscuravano la sua vita.

Così descritta, sembra quasi che si stia parlando di una fiaba classica, ma la realtà dei fatti è molto più prosaica. Non ci troviamo in un indefinito regno lontano lontano, ma nell’Italia dove le frivolezze contano più di quanto si possa pensare; e la protagonista non è una principessa o una fata, bensì la moglie del premier (fittizio, s’intende) Domenico Mascagni.

Assolutamente non esagerata, però, è la bellezza di Maria Cristina Palma -questo il nome della protagonista- considerata la donna più bella del mondo e modello da raggiungere idolatrato da milioni di persone in tutto il globo.

Tutt’altro che fiabesca e idilliaca, inoltre, è la vita dalla “più bella del reame”. Potrebbe forse sembrare così per coloro che si limitano ad osservarne gli aspetti esteriori, ma questo porta spesso negare l’esistenza di tutte le sofferenze, i traumi e le complessità celate in quel comparto oscuro della vita dove convergono i significati di “privato”, “profondità” e “delicatezza”; riassunto in un’espressione: la vita intima.

La vita intima è proprio il titolo di questa storia narrata da Niccolò Ammaniti, il quale, come un intrepido speleologo, ci guida nelle profondità dell’animo e della mente di Maria Cristina Palma e ci mette in contatto con i punti nevralgici della sua essenza. Paure, ambizioni, ipocrisie, piaceri nascosti, esperienze indimenticabili, ricordi repressi per un dolore impossibile da metabolizzare, amori, ansie ed altre emozioni capaci di travolgere e plasmare una vita intera. Tutto ciò si amalgama ad una storia che tiene con il fiato sospeso; una vicenda che non può che infondere tensione in chi legge, seguendo il motivo -antico ma sempre efficace- della spada di Damocle che pende sulla protagonista come un’insidia inaspettata e potenzialmente fatale.

Come si può intuire, l’aspetto psicologico è una caratteristica chiave del romanzo di Ammaniti, cosa che si rispecchia anche nella scrittura. Nonostante la narrazione in terza persona, assistiamo al dipanarsi degli eventi dalla prospettiva della protagonista; ad ogni accadimento corrisponde sempre un suo pensiero o stato d’animo. Anzi, il più delle volte sono questi ultimi a prevalere al punto da distorcere la realtà, e il lettore si accorge di essere stato dirottato verso una verità parziale, restando sorpreso, deluso o sbigottito a seconda dei casi proprio come la protagonista.

Avventurandosi sempre più in profondità nella mente di Maria Cristina Palma, scopriamo che si tratta di un calderone gorgogliante, se non caotico, quanto meno molto vicino a quel disordine tipico di chi cerca di mantenere il controllo della propria vita, pur sapendo di non averlo mai avuto.

In tutto questo la scrittura di Ammaniti è quella di un narratore che la sa lunga su come intrattenere il lettore. Non mi riferisco solo alla pura trama, ma anche ai dialoghi -il cui tono muta adattandosi perfettamente in base alla situazione o agli interlocutori-, ai botta e risposta tra i personaggi (o tra uno stesso personaggio -semispoiler-), e persino alle sequenze descrittive, che ho particolarmente apprezzato per la loro doppia natura. Queste ultime, infatti, si mostrano tra picchi di sublimità e comicità. A volte la lettura procede in uno stato di sospensione per una bellissima descrizione -di un paesaggio boschivo o cittadino che sia- ben curata e ornata di termini ricercati; in altri casi, invece, il lettore non riesce a credere a ciò che ha appena letto per il tono inaspettatamente ilare di alcune descrizioni che, talvolta, sfociano quasi in scenari fantozziani. Questa è una delle mie preferite:

«I massaggi al Kaw sono classificati in base al grado di crudeltà. […] Fuori classifica c’è Bussaba. […] La leggenda narra che in gioventù Bussaba abbia lavorato ad Haspel, una prigione segreta in Thailandia, e con il solo uso dei pollici abbia estorto confessioni agli affiliati di al-Qa’ida. Conosce a memoria i duecentotrentaquattro punti del corpo umano da cui sgorga il dolore e lì infila le sue dita per farlo zampillare […] chi subisce i suoi trattamenti non è in grado di esprimere frasi di senso compiuto, mugugna versi di contrizione implorando misericordia».

In conclusione, La vita intima è un romanzo molto piacevole; la trama si presenta generalmente in tensione continua, punteggiata da lampi di quiete, leggerezza e di nero dramma.

Inoltre, custodisce un messaggio profondo, come una morale in questa atipica fiaba contemporanea. Tra una peripezia e l’altra della protagonista urge prendersi qualche secondo per riflettere sul fatto che ognuno ha una propria vita intima, con le fragilità e i desideri che la caratterizzano. Questo ci rende imperfetti e vulnerabili, raramente felici; ma è indice di una complessità preziosa, in quanto può impartirci più di una lezione: cerchiamo di non fermarci mai agli aspetti superficiali; cerchiamo di ascoltare di più noi stessi e i nostri sentimenti più profondi.

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