
TITOLO: Le figlie di Shandong
AUTRICE: Eve J. Chung
GENERE: Narrativa
EDITORE: Corbaccio
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2024
PAGINE: 396
CODICE ISBN: 9791259920997
GIUDIZIO: ★★★★☆
La vostra famiglia vi ha abbandonato, preferendo salvare se stessa piuttosto che partire insieme. Dopo aver subìto violente rappresaglie al loro posto, decidete di attraversare il Paese in clandestinità e toccando livelli di miseria che mai avreste immaginato, con la speranza di riunirvi a chi vi ha lasciato indietro senza pensarci due volte. In fondo siete solo donne, poco importa se dovesse capitarvi qualcosa.
Questo scenario, appena semplificato a fini provocatori, è a grandi linee la premessa de Le figlie di Shandong, un romanzo che definirei molteplice, in quanto non è solo un romanzo storico, ma anche e soprattutto una storia famigliare narrata con grande cura nei dettagli per quanto riguarda gli aspetti psicologici e culturali nelle dinamiche famigliari.
Ci troviamo nella Cina di metà secolo scorso, durante la guerra civile tra le forze rivoluzionarie comuniste e l’esercito nazionalista. I personaggi principali sono una madre, Chiang-Yue, e le sue figlie; nello specifico le figlie maggiori: Li-Hai, la più grande, nonché voce narrante, e Li-Di. La vita di queste donne è tutt’altro che rosea per la convinzione ben radicata nella tradizione cinese secondo cui le donne non sono altro che «bocche da sfamare e debiti da pagare». Come se non bastasse, con l’avvicinarsi delle truppe comuniste, la loro famiglia, consapevole delle crudeltà compiute dai rivoluzionari nei confronti dei proprietari terrieri, decide di fuggire lasciando indietro le protagoniste, considerate un’inutile zavorra.
Da qui incomincia il lungo ed estenuante percorso delle donne al centro della vicenda, un percorso irto di difficoltà, miseria, precarietà ma dinanzi alle quali reagiscono con una resilienza, dignità e uno spirito di adattamento senza eguali.
L’aspetto che più di ogni altro ha destato la mia attenzione e messo in moto svariate riflessioni è anche uno dei pilastri su cui si basa Le figlie di Shandong, ovvero quanto la superiorità del maschio sulla femmina e la conseguente denigrazione del genere femminile sia un elemento così presente nella vita dei personaggi che popolano questo romanzo. Questo aspetto è uno dei leitmotiv del libro in questione e viene declinato in diversi modi a seconda della prospettiva dei personaggi che lo inscenano, ma si tratta di una tradizione talmente forte della cultura cinese che nessuno -anche chi la disprezza e ne subisce gli effetti negativi- riesce a sottrarsene. Nelle prime pagine dell’opera, in particolare, il lettore non può che restare di stucco per alcune frasi lapidarie che colpiscono forti come un pugno in pieno viso e che trasmettono la tristezza e lo sconforto di una realtà secolare che sembra immune ai cambiamenti. Eccone alcuni esempi:
«La mia nascita era stata una delusione. Un anno dopo era arrivata mia sorella, un altro fallimento. Nostro padre, sconsolato, l’aveva chiamata Li-Di, dove “di” significava fratello minore. Poi era arrivata la terza sorella, una tale catastrofe che le era stato dato solo un numero: Tre».
«Zhong nan qing nu, un detto che significava “Valorizza gli uomini e sminuisci le donne”, era insito nella mia comprensione del mondo».
Inoltre, persino gli oppressi contribuiscono ad alimentare questa visione tradizionale del mondo, come il personaggio di Chiang-Yue. Continuamente vessata e umiliata per la sua “incapacità” di generare un erede maschio, ha sempre messo le figlie femmine al di sopra di tutto, persino della sua vita. Eppure «Per lei, le antiche tradizioni che mettevano il figlio maschio al centro di tutto erano un pilastro, erano una religione, inseparabili dalla nostra esistenza su questa terra. […] Era frustrante constatare quanto la mamma avesse interiorizzato la supposta inferiorità delle femmine».
Nonostante tutto, Le figlie di Shandong si pone come un testamento di speranza lanciando al mondo un messaggio positivo: nulla è veramente immutabile, se si mantiene fisso lo sguardo verso la speranza di un futuro migliore, metà del lavoro è già fatto.
Un altro dettaglio meritevole di attenzione è l’importanza data all’approfondimento psicologico delle dinamiche famigliari, sia tra genitori e figli che tra le sorelle protagoniste. Grazie alla scrittura profonda, precisa ed efficacemente descrittiva, il lettore riesce a percepire quasi come se fossero proprie tutte le emozioni che sbocciano nella voce narrante, e indirettamente anche quelle che attraversano la mente degli altri personaggi principali, aggiungendo una profonda empatia alle qualità della scrittura.
«Forse la ragione e il torto […] dipendevano soltanto dal carattere della persona. Io raramente serbavo rancore perché ricordarmi chi mi avesse fatto un torto e quale richiedeva troppa energia mentale. Di, invece, aveva una lista nera ben stampata in mente e ricordava ogni dettaglio con straordinaria esattezza. Probabilmente a lei odiare nostro padre veniva naturale come inspirare ed espirare. Io non sarei riuscita a serbare tanto rancore, l’avrei trovato tossico».
L’analisi di due personaggi così diversi eppure così vicini come Li-Hai e Li-Di, ciascuna con le proprie idee, punti di forza e di fragilità, modi di essere e di pensare, è forse uno degli elementi meglio riusciti del romanzo.
Proprio in virtù di quanto appena detto avrei apprezzato moltissimo se questo approfondimento di caratteri avesse interessato anche altri personaggi chiave della vicenda. Dal momento che nulla è mai solo bianco o solo nero, sarebbe stato molto stimolante se si fosse data una profondità anche a quei membri della famiglia che, pur avendo un importantissimo impatto sulla trama, restano piatti sul piano psicologico.
Tuttavia, come riportato dall’autrice stessa nella nota finale, la ricostruzione delle vicende della sua famiglia è stata un’impresa tutt’altro che priva di difficoltà e in certi casi per colmare delle lacune ha dovuto ricorrere alla propria fantasia.
Per concludere, consiglierei questo libro? E a chi? Lo trovo adatto per tutti coloro che adorano una narrazione intessuta su uno sfondo storico reale; per quelli che adorano immergersi nei drammi che regolano i rapporti famigliari -tra amore incondizionato e conflittualità difficili- e anche nel conflitto tra tradizione e modernità; infine, per chi apprezza una scrittura piana, tutt’altro che arzigogolata, ma mai banale.

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