Il rosmarino non capisce l’inverno – Matteo Bussola

18 Gen , 2024 - Libri

TITOLO: Il rosmarino non capisce l’inverno

AUTORE: Matteo Bussola

ILLUSTRAZIONI: Matteo Bussola

GENERE: narrativa

EDITORE: Einaudi

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2022

PAGINE: 153

CODICE ISBN: 978-88-06-25448-3

GIUDIZIO: ★★★☆☆

A cosa pensa una donna quando, assordata dalle voci di tutti, capisce all’improvviso di aver soffocato la propria? Di non essersi mai davvero data ascolto?

È un dubbio questo che attanaglia anche Matteo Bussola, veronese classe 1971, un progettista edile che all’età di 35 anni decide di investire nella sua passione per il disegno dei fumetti trasformandola nella sua professione. Bussola ha la sensazione di conoscere le donne sempre troppo poco nonostante viva con quattro di loro e decide così di indagare l’animo femminile attraverso 18 storie che in qualche modo si intrecciano tra loro: una ragazza che perde il marito, una figlia che lotta per perdonare la madre, un’impiegata che vuole fare carriera. Tutte donne forti nella loro fragilità che, come il rosmarino, non temono niente, nemmeno l’inverno.

Invece amo tanto le piante vive. Quelle apparentemente più povere, per niente ornamentali, resistenti e caparbie, che non temono né il gelo di montagna né il freddo di pianura, quasi non li capissero. Se lei mi avesse offerto una piantina di rosmarino, per dire, l’avrei ricevuta con grande piacere.

Dopo un’introduzione che ho trovato interessante ma piena di frasi fatte, segue un capitolo dai dialoghi vuoti che cavalca la stessa onda. Molto belli invece il secondo ed il terzo capitolo, il modo di approcciarsi alla genitorialità e quello di affrontare il tema della malattia senza avvalersi di alcun cliché: il primo viene solitamente definito un dono per convincerti che non puoi rifiutarlo; la seconda come parametro di forza, quando in realtà se non sopravvivi ad una malattia non significa che non sei stato abbastanza guerriero o che hai combattuto di meno e chi ce la fa, a volte, ha solo avuto più fortuna.

Ho apprezzato anche il modo in cui viene rappresentata l’omosessualità in uno dei capitoli finali, in cui non c’è stato bisogno di ricorrere allo stereotipo di una donna mascolina nei modi e nell’aspetto per farne intuire l’orientamento sessuale.

Per il resto, ho trovato la maggior parte dei capitoli slegati dalla premessa iniziale, scarni di dettagli ma carichi di frasi fatte e cliché che li rendono simili a dei cuscinetti d’aria inseriti nella macro storia per darle volume. D’altronde sono le stesse note al testo a suggerirci come alcuni dei racconti nascano dalla rielaborazione di alcuni testi originariamente apparsi sulla rivista «F» per la quale l’autore tiene una rubrica settimanale e che probabilmente non tengono conto di un quadro più ampio che forse non era ancora nei piani di Bussola. Se anche diverse storie hanno o potrebbero avere del potenziale per degli ottimi spunti di

riflessione, li trovo male argomentati. Avrei preferito come punto di partenza le parole di Perla, la quale ammonisce la collega sottolineando come nel loro lavoro in particolare l’intoppo stia nella famosa differenza fra la teoria e la pratica. […] Si tratta della variabile umana. Spesso capita di inciampare nell’idea secondo la quale una persona – una donna – sia propensa ad un certo stile di vita perché è sempre stato così ed è quindi giusto che sia così, perché è normale che una ragazza desideri dei figli e che una donna non possa essere protagonista del proprio piacere, mentre Aurora e Isabella ci insegnano che sono le nostre sensazioni a definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per noi.

Attirata dai colori pastello della copertina che riempiva la sezione Più venduti della libreria, ho scorso la sinossi e sfogliato velocemente le prime pagine: incuriosita dalle domande che Matteo Bussola era riuscito a farmi ronzare in testa, ho deciso di acquistare il libro. Di storia in storia, ho scoperto invece che si tratta di una lettura leggera di cui consiglierei solamente i pochi capitoli che danno voce a quei pensieri a cui veramente le donne a volte fanno fatica a dare forma a causa del giudizio delle persone che le circondano e che purtroppo spesso viene proprio dai più cari. È un giudizio che finiscono col fare proprio per non deludere chi sta loro a cuore ascoltando così le voci di tutti, soffocando la loro.

Mi perdonerà mai il pubblico che sembra aver accolto il libro come una carezza, delicata ma allo stesso tempo potente, definendo le sue storie come appassionanti ma dolorose, da leggere tutto d’un fiato e che nel loro epilogo strappano addirittura una lacrima rendendolo così un best seller?

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