Michela Murgia – Stai zitta

11 Lug , 2024 - Libri

TITOLO: Stai zitta

AUTRICE: Michela Murgia

GENERE: saggistica

EDITORE: Einaudi

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2021

PAGINE: 128

CODICE ISBN: 978-8806249182

GIUDIZIO: ★★★★☆

Michela Murgia (1972 – 2023) è stata una scrittrice, conduttrice radiofonica ed attivista sarda che negli ultimi dieci anni ha portato avanti battaglie femministe e antifasciste attraverso libri, televisione, radio, social network, monologhi teatrali e podcast, raggiungendo un pubblico piuttosto vasto. Ne è un esempio il saggio Stai Zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più: pur essendo sostanzialmente un libro sul linguaggio, si tratta di una specie di sintesi delle battaglie di cui Murgia si è occupata. Nell’ultima pagina del libro, infatti, spiega come questioni della lotta femminista come la violenza fisica, la differenza di salario, la medicina di genere, il carico del lavoro domestico e la discriminazione professionale siano strettamente legate al problema del linguaggio sessista e, anzi, passino necessariamente da quello.

«La politica del linguaggio in questo scenario non sembra la cosa più importante da perseguire, ma è invece quella da cui prendono le mosse tutte le altre, perché il modo in cui nominiamo la realtà è anche quello in cui finiamo per abitarla».

Invece di combattere tra di loro, secondo l’autrice, le persone femministe dovrebbero concentrarsi sulla lotta comune contro coloro che promuovono politiche discriminatorie.

«Non ho mai dato la patente di femminismo e mai la darò. Riconosco la contraddizione di certe posizioni, ma vedo anche che è irrisolvibile perché è impossibile che non vi siano cortocircuiti interni».

La scrittrice riconosce così la molteplicità e varietà di battaglie portate avanti che non devono screditarsi tra di loro. Insomma, secondo Michela Murgia il femminismo intersezionale (con femminismo intersezionale si intende un movimento che abbraccia più battaglie contemporaneamente: non solo quella che si oppone alla discriminazione delle donne in quanto tali, ma anche a quella che le opprime per via del loro orientamento sessuale, del colore della pelle e della loro disabilità) è fatto di mille femminismi e lei – che è stata probabilmente la prima a parlarne pubblicamente in Italia – si è spesa fino all’ultimo perché intersezionalità non diventasse ostilità, ma piuttosto un altro modo per definire una coesione diversificata di intenti con uno scopo comune.

Il motivo per cui ho iniziato a leggere questo libro è molto semplice: faceva parte della lunga lista di cose che le persone si dimenticano nel Teatro in cui lavoro. Tra tutti i titoli che sono riuscita a racimolare, questo in particolare ha catturato la mia attenzione per via del tema che sento a me caro e per questo ho deciso di tenerlo.

Personalmente, in un primo momento ho trovato la lettura un po’ faticosa perché non abituata alla lettura di saggi. Ho però riconosciuto fin da subito la notevole proprietà linguistica della scrittrice e la sua capacità di argomentazione. Una volta entrata nell’ottica, infatti, è stato per me più facile continuare e finire la lettura di questo libro che offre interessanti spunti di riflessione.

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