
TITOLO LIBRO: Niente di vero
AUTORE: Veronica Raimo
COPERTINA: Marta Bevacqua
GENERE: Narrativa
EDITORE: Einaudi
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2022
PAGINE: 176
CODICE ISBN: 8806251899
GIUDIZIO: ★★★☆☆
Niente di vero ha vinto il Premio Strega Giovani 2022; è un libro che ho nel carrello da più di un anno, ma c’è voluto un Secret Santa per farmelo avere in mano. E così, in quattro e quattr’otto, ho finito di leggerlo.
Di che parla? Non saprei dirlo. Niente di vero è una chiacchiera fatta a tarda sera con un’amica mentre si è ormai al terzo bicchiere; Veronica Raimo snocciola parti della sua vita, ricordi d’infanzia, sensazioni e dolci maledizioni verso la sua famiglia come nulla fosse. Quindi sì, direi che la famiglia forse è l’aspetto centrale. La sua è una delle tante famiglie disfunzionali all’italiana: una madre depressa, un padre paranoico, e due figli che, per paura succedesse loro qualcosa di brutto, sono stati tenuti dentro casa talmente a lungo che una vita hanno dovuto immaginarla con così tanta forza che sono finiti per diventare entrambi scrittori.
«Quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita, si dice. In realtà la famiglia se la caverà alla grande, come è sempre stato dall’alba dei tempi, mentre sarà lo scrittore a fare una brutta fine nel tentativo disperato di uccidere madri, padri e fratelli, per poi ritrovarseli inesorabilmente vivi.»
I punti di forza di questo testo sono, a mio parere, l’ironia e la ricerca del vero, come suggerisce il titolo. Veronica Raimo ha un’ironia sferzante, cinica, che in alcuni punti ricorda in maniera quasi inequivocabile quella di Zerocalcare; sulla fascetta si legge infatti un suo commento al libro, «Veronica Raimo è l’unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente». Sarà Rebibbia, sarà l’esser coetanei, però per quanto possa apprezzare questo tipo di ironia, a me la somiglianza in alcuni punti ha causato un po’ di prurito. Tutt’altra storia per quanto riguarda la ricerca del vero, che è un’indagine profonda ed emotiva tra i ricordi propri e di quelli del resto della famiglia, che sono tutti diversi, tutti influenzati dalla persona che li possiede, o creati ad hoc per spiegarsi degli avvenimenti altrimenti troppo dolorosi, troppo incomprensibili. Esiste, quindi, una verità nelle questioni famigliari? Ha senso passare una vita arrabbiati quando l’altra persona tanti fatti li ha vissuti in maniera così diversa? E si potrà mai abbandonare quella sensazione di essere sempre fuori posto, mai davvero adeguati alla vita? Con questi interrogativi Veronica Raimo un po’ ci fa ridere, ma un po’ ci lascia anche con l’amaro in gola.
È un libro che consiglierei? Dipende. A mio parere è il libro perfetto per chi non ama leggere, o comunque non è abituato a farlo: capitoli brevi e slegati tra loro, un linguaggio semplice e molto scorrevole, tanta ironia. Se devo dare un parere personale, è un libro che ho letto volentieri, ma di cui, malgrado tutto, non mi sono innamorata.

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