
TITOLO: Paolina Leopardi – All’ombra del Poeta
AUTORE: Francesca Monaco
GENERE: Narrativa
SOTTOGENERE: Biografia romanzata
EDITORE: Morellini
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 31 gennaio 2025
PAGINE: 224
CODICE ISBN: 9791255272298
GIUDIZIO: ★★★☆☆
Nelle stanze e nei corridoi di un gran palazzo s’odono i sospiri di una giovane donna. S’incanta spesso davanti alla finestra guardando l’esterno come si ammira un paesaggio in un dipinto: consapevole di poter varcare quella soglia solo con gli occhi e l’immaginazione. Vive tra gli agi come si addice al suo lignaggio, ma una gabbia -anche se d’oro- resta una gabbia, e spera di potersene un giorno fuggire tra le braccia di un cavaliere.
No, non è Raperonzolo la fanciulla descritta, e nessun orco o drago fa da guardia al palazzo, né la malvagità di una strega è la causa della sua prigionia. E non è questa una fiaba, ma la storia ingiustamente poco nota di una donna che di vita nutrì forte il desiderio ma che poco ricevette per soddisfarlo. Questa è la storia di Paolina Leopardi, sorella del celeberrimo poeta recanatese.
A raccontarci questa storia è Francesca Monaco, scrittrice marchigiana che in Paolina Leopardi – All’ombra del Poeta non si è limitata a una semplice ricostruzione della vita della contessa, ma è riuscita a plasmare un personaggio dall’identità ben definita.
Il libro in questione rientra a pieno titolo nella definizione di biografia romanzata, nella quale si raccoglie l’insegnamento di Manzoni, ovvero un mix di realtà storica e invenzione. Grazie ad esso, non solo apprendiamo quanto accaduto nella vita della contessa Leopardi, ma abbiamo accesso anche al cuore e alla mente di Paolina.
Le due “anime” del romanzo -quella storica e quella immaginata- procedono di pari passo in maniera scorrevole e armoniosa come due bambini che si tengono per mano, e per questo dobbiamo rendere merito all’autrice di due cose: il lavoro di ricerca storica e la capacità di portare in vita i sentimenti e i pensieri di Paolina.
Detto questo, sarebbe opportuno parlare del libro partendo da una semplice domanda: chi è Paolina Leopardi? Non altrettanto semplice si presenta la risposta.
Per gli altri è un tesoro prezioso: una figlia amatissima, ma da tenersi stretta; un’amica come poche; una speciale confidente e custode di segreti; la sorella di un uomo il cui valore è stato dignificato troppo tardi. Paolina, dunque, è tante cose, lo si capisce già dai soprannomi datele da chi le sta intorno: “la contessa”, “Pilla” (o anche scherzosamente “don Paolo”), “carina”. Emblematico poi è il soprannome con cui il padre si riferisce a lei: “la tutta di tutti”, che, se da un lato ribadisce il fatto che Paolina è stata un riferimento per molti suoi famigliari, amici, conoscenti e non solo, dall’altro sottintende un oscuro presagio: lo scarso controllo sulla sua stessa vita.
«Con un sospiro mi tiro su dal letto e mi accingo a fare quello che gli altri si aspettano da me. Come sempre».
Ripropongo la domanda, stavolta togliendo il filtro delle altre persone e concentrandomi sul personaggio principale: chi è Paolina in sé? Come viene presentata la sua essenza nel libro? Paolina è, innanzitutto, una donna intelligente, acculturata e talentuosa; una persona bisognosa di vita e amore, bramosa di conoscere il mondo che si estende al di là delle mura del natìo borgo selvaggio; infine è un’acuta osservatrice – e soprattutto – un’anima sensibile e sognatrice al pari del fratello. E come lui è proclive alla malinconia, quel sentimento dolceamaro, per definizione controverso che le riempie le giornate, divisa tra la riconoscenza per ciò che ha ricevuto e ciò che invece sogna ma le è precluso, abbattuta per lo scarto tra desiderio e realtà.
Ho molto apprezzato i passi dedicati all’espressione del mondo interiore della protagonista. Quando Paolina dà sfogo ai suoi sentimenti, si confessa, si perde nei meandri della sua mente, anche il lettore si sente trasportato. Complice una scrittura molto intima e capace di portare in superficie ciò che si smuove in acque profonde, non risulta per nulla difficile empatizzare con Paolina. Non di rado collera, risentimento, commozione, amore, e altre intense sfumature emotive che pervadono l’animo della protagonista si sentono come proprie. Conseguentemente, nasce la voglia di recuperare informazioni su questa figura che -non se ne capisce il perché- è rimasta nell’ombra.
Già, ma l’ombra di chi? Forse della sua stessa famiglia, dalla quale è stata «soffocata d’amore»? Ma -possibile- anche nell’ombra di Giacomo? A questo proposito sono combattuto nel dire se questo sia un punto negativo dell’opera in questione.
Parliamoci chiaro: “Muccio” è stato una figura insostituibile nella vita di Paolina, e dire che il rapporto fra i due fosse speciale sarebbe riduttivo. Il filo invisibile che li unisce non viene reciso quando lui è lontano da Recanati e nemmeno quanto la Morte le porta via per sempre -dice lei- «[…] l’unica persona da cui mi sia sentita realmente amata». Eppure in tutto il romanzo non ho potuto non provare una strana sensazione scaturita dalla presenza quasi “invadente” della figura di Giacomo. Vicino o distante, morto o vivo, il poeta si pone spesso al centro della scena e in certi punti quasi scalza via la protagonista effettiva del libro. Attenzione, però: ciò non accade per una volontà di imporsi di Giacomo, è la stessa Paolina che accende i riflettori su di lui, a dimostrazione del fatto che per lei è una persona speciale (sia come fratello che come talentuoso scrittore); tuttavia, dopo un po’ non si può fare a meno di chiedersi se questa sia una biografia di Giacomo attraverso gli occhi di Paolina.
Ciononostante, l’ombra a cui si allude nel titolo non ha valenze negative. È la stessa Paolina a dirci di voler essere ammirata e ricordata «come la degna sorella di Giacomo Leopardi».
Tiriamo le somme: a chi consigliare questo libro? A tutti coloro che apprezzano il bello nelle piccole cose. A tutti coloro che amano immergersi nell’interiorità di qualcun altro e diventare spettatori del suo animo. A tutti coloro che abitano Recanati e dintorni (perché la mia indole pedante e bacchettona mi spinge a considerare un dovere morale di ogni cittadino avere una conoscenza minima di chi ha reso illustre la propria città). E infine, a chi non degnerebbe di attenzioni la storia di Paolina. D’altronde, come potrebbe essere interessante la storia di una donna che ha trascorso la maggior parte della sua vita legata da invisibili catene e che non ha mai ambito a nulla di grandioso? Risponderei che invece rimarrebbe sorpreso. Parafrasando un noto detto, nella vita, come in teatro, non esistono piccole parti, ma piccoli attori. E Paolina, come la racconta Francesca Monaco, è l’antitesi di quest’ultima categoria.

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