
TITOLO: Prospettive – racconti ai confini della traduzione
AUTRICI: Selenia Amato, Francesca Cipriani, Maria La Battaglia, Elena Manzato, Rosaria Russomanno, Flavia Fimiani, Antea Grilli, Elena Alchieri, Cristina Antonucci
GENERE: raccolta di racconti
CASA EDITRICE: autopubblicazione
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2024
PAGINE: 182
COPERTINA: Ilaria Ciminelli
CODICE ISBN: 979-8325163753
GIUDIZIO: ★★★★☆
Il libro di cui vi parlo oggi non è un romanzo, bensì una raccolta di racconti curata da Lorena Lombardi. Era da tanto che non mi dedicavo alla lettura dii racconti, ma iniziare le giornate in terrazzo, col cappuccino in una mano e una storia nell’altra è un lusso che è stato meraviglioso concedermi.
Arriviamo al punto: Prospettive – racconti ai confini della traduzione. Parliamo di nove racconti a tema traduzione scritti dalle socie della Bottega dei Traduttori, associazione di cui faccio fieramente parte. È una marchetta? No, è affetto, e sana voglia di far emergere persone competenti, perché è di scrittrici alle prime armi che stiamo parlando. Zero preparazione, se non un corso della Bottega (almeno per la maggior parte); zero esperienze di pubblicazione alle spalle, che sono secondo me fattori importanti da tenere in considerazione mentre si legge.
Piano piano, parlerò di tutti e nove i racconti senza valutarli direttamente, ma soltanto lasciandoli parlare perché, altrimenti, rischierei di non dare una valutazione imparziale dato che, con alcune delle scrittrici, la quantità di spritz bevuti insieme supera la quantità di pagine che ho avuto l’onore di leggere.
32 – Selenia Amato
Gina è una traduttrice che non si è mai sentita amata se non dal suo fedele cane Sirio, che è sempre pronto a tirarla su di morale. Ha una storia d’amore col portoghese, «che ha scelto di tradurre e trasformare in colonna sonora della sua vita», ma la scarsa fiducia in sé stessa la porta spesso ad autosabotarsi. Stavolta invece no. Stavolta una serie di strane coincidenze la portano a fare una scelta che, per chi non traduce, sembra stupida, ma è in realtà pregna di coraggio: tradurre una poesia. Il racconto diventa quindi il racconto del processo mentale di Gina: i ragionamenti, le paure e le lotte contro sé stessa per farcela, almeno una volta; per potersi sentire capace e utile.
Passatempi notturni – Francesca Cipriani
Forse questo è il racconto che ho preferito; quello che maggiormente mi ha tenuta incollata alle pagine. Serena e Beatrice sono due anziane signore che abitano nello stesso condominio e si tengono compagnia durante le giornate fatte di solitudine e durante le nottate insonni, che aumentano col passare degli anni. La visuale è sempre la stessa e la noia prevale finché un giorno, nel palazzo di fronte al loro, si trasferisce una ragazza che si comporta in maniera strana. Trascorre la notte come in trance davanti al pc; fissa lo schermo per poi digitare all’impazzata e, di tanto in tanto, fa qualche telefonata. Cosa mai starà facendo? Serena, con l’aiuto di Beatrice, dopo notti di osservazione, riprende in mano la sua carriera da giornalista per scoprirlo e, indizio dopo indizio, ricostruisce cosa c’è sotto quella misteriosa ragazza. Non è certo un thriller, ma una storia fatta di incomprensioni ed elucubrazioni che hanno portato un po’ di gioia e di mistero nella notte di tre donne alla ricerca di informazioni.
La parola intraducibile – Maria La Battaglia
Celeste un giorno riceve un’email da una sua vecchia professoressa, che la sfida a tradurre un passaggio. Il problema è che al suo interno c’è una parola che Celeste non riesce a vedere, e così chiede l’aiuto delle persone che le sono vicine. Tutte sembrano riuscire a leggerla, ma tutti vedono parole diverse: sono le parole intraducibili, ovvero talmente pregne di significato all’interno di una lingua che, per tradurle in un’altra, occorrerebbe fare una circonlocuzione. Il racconto diventa allora una sorgente di parole nuove, come samar, che in arabo vuol dire «“parlare nella notte”, “stare in piedi fino a tardi per passare del tempo a chiacchierare con gli amici, ma richiama anche idee di libertà e salvezza”». E nel caso di Celeste, le parole possono salvare tutto: relazioni e vite intere; possono mettere chiarezza laddove tutto sembra nebuloso.
Incontro d’acque – Elena Manzato
Siamo di fronte alla storia di F., traduttrice la cui vita è influenzata dalla lingua. Si sente per metà italiana, come scritto nella carta d’identità, e per metà brasiliana, come è scritto nel suo cuore. Le due lingue però formano due identità diverse, che sembrano non riuscire a incrociarsi, a fondersi, perché alcuni concetti, alcune emozioni, sembrano essere soltanto italiani o soltanto brasiliani, e F., stanca di questa frammentazione, porta questa problematica all’interno di un percorso con un’analista all’interno del quale esamina i suoi sogni, «dove vivevano tutte le F. possibili. Tutte le F. inebriate dal desiderio di prendere possesso della vita del corpo. Attraverso quel portale F. visitava il passato, un certo presente e costruiva il futuro. Se nella vita era scissa, lì invece si ritrovava intera, con tutte le sue lingue e tutte le sue divinità». F. si mette quindi alla ricerca di un modo per riunire tutte le sé esistenti all’interno di una.
Una stanza per sé – Rosaria Russomanno
Clarissa ha 34 anni e vive a Bruxelles. Non se la passa benissimo economicamente, ma sta bene; si sente libera. Poi, causa COVID e conseguente mancanza di lavoro, finisce per tornare a casa dei suoi genitori, in Italia. Abitare coi genitori a 34 anni, tanto più dopo aver assaporato la libertà e la gioia di avere degli spazi propri, non è il massimo. Così, Clarissa cerca di trascorrere più tempo possibile all’interno della sua stanza, e finisce per rifugiarsi nei libri; il primo che le passa tra le mani è A room of one’s own, che la folgora come quando lo lesse una decina di anni prima, quando dovette leggerlo per l’università. Le giornate di Clarissa trascorrono quindi calme in compagnia di Virginia Woolf finché un giorno si presenta alla sua porta Michele, l’arcigno e grottesco vicino di casa, che deve assolutamente chiederle un favore, catapultandola all’interno di una storia strappalacrime.
Di crimini, traduzioni e altre cose – Flavia Fimiani
Sara è una giovane traduttrice che è dovuta scendere a compromessi: pur di avvicinarsi a una casa editrice, ora lavora nei suoi uffici come correttrice di bozze. Un giorno viene però convocata dall’editor: è in programma la pubblicazione di un romanzo molto importante, e la traduttrice è impossibilitata a terminarne il lavoro. Sara è disposta a lavorare in qualità di traduttrice fantasma, all’ombra dell’altra traduttrice? Ovvio che sì. Per l’amore della traduzione, questo ed altro. Messe le mani in pasta, si imbatte in un problema traduttivo da cui non viene a capo. Si blocca, ed è disposta a fare qualsiasi cosa pur di scoprire cosa intendesse l’autore. Qualsiasi.
Le foglie di Tjutčev – Antea Grilli
Piccola premessa: Tjutčev è un poeta russo dell’Ottocento che ha scritto delle vere e proprie meraviglie, tra cui Le foglie, quindi, nel leggere il titolo del racconto, mi si è scaldato il cuoricino. Altra premessa è che la poesia russa ha un’attenzione alla metrica che in Italia ci sogniamo – in forma di incubo quando proviamo a tradurla.
Il racconto è un viaggio allucinatorio, con tratti onirici, all’interno della poesia, delle sue sfumature e della sua traduzione. Tradurre diventa come sognare: un processo quasi inconscio, nel quale sono le sensazioni a dettare le scelte e in cui al risveglio, oltre che con un mal di testa, ci si ritrova con una nuova vita, quella del testo che è ora accessibile a un bacino più ampio di lettori.
¡A medias! – Elena Alchieri
Ci sono delle cose, di noi stessi e delle persone che abbiamo accanto, che non capiamo fino in fondo. Passioni e inclinazioni che sembrano non avere un senso, eppure esistono e determinano le nostre vite. Questo è ciò che accade ad Alessandra, traduttrice e amante dello spagnolo che sente costantemente la mancanza di qualcosa che non sa definire. A rispondere ai suoi interrogativi – o meglio, a porne di nuovi – ci sono dei documenti tenuti nascosti dalla madre, malata di Alzheimer, che fungono da pista per la ricerca di risposte a domande esistenziali. La lingua e la capacità di tradurla sono ancora una volta gli strumenti necessari a capire sé stessi, la propria storia, e con essa il mondo circostante.
Otherside: Tradurre una vita – Cristina Antonucci
La fotografia e la traduzione sono attività poi così diverse? – a chiederselo è il protagonista di questa storia, che si ritrova a metter mano per la prima volta tra i ricordi della madre recentemente scoperta. Ricostruendo la vita della madre, una donna libera e creativa che aveva vissuto più vite, amato più persone, abitato più case, fatto i lavori più disparati e conosciuto i più grandi artisti del Novecento. Essere suo figlio non è stato certo facile, ma ricostruire – tradurre, fotografare – la sua vita di donna, forse, è ancora più difficile.
Concludo: è un libro che mi è piaciuto? Sì. La traduzione mi affascina, è vero, ma queste sono storie ben fatte, con un’idea alle spalle e uno svolgimento che definirei “intelligente”. Certo, in alcuni tratti si nota l’acerbità della scrittura, ma non l’ho mai trovata fastidiosa per la lettura. È un libro che mi sentirei di consigliare sì agli amanti della traduzione, ma anche a tutti coloro che sono curiosi di vedere cosa riescono a partorire nove penne diverse a partire da un tema comune, cosa che io ho trovato molto divertente e stimolante. Che cosa avrei creato io? Che cosa avresti creato tu?

Il salotto dei morti
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