Quaranta giorni – Valerio Massimo Manfredi

16 Nov , 2023 - Libri

TITOLO LIBRO: Quaranta giorni
AUTORE: Valerio Massimo Manfredi
GENERE: NARRATIVA
SOTTOGENERE: ROMANZO STORICO
EDITORE: MONDADORI
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020
PAGINE: 224
CODICE ISBN: 978-88-04-72230-4
GIUDIZIO: ★★★☆☆

«Tito marcerà con sette legioni. Questa città è per noi la vita del popolo, l’unica dimora di Dio sulla terra. Puoi capire adesso?»

«Capire? Sì, posso capire, molto più di quanto tu possa immaginare.»

«Me ne sono accorto. Chi sei?»

«Per i Romani mi chiamo Demetrio.»

«Non intendevo il nome, ma ciò che sei. Percepisco in te una sostanza inquietante.»

Sulla scelta di questa lettura hanno avuto un peso consistente i ricordi positivi che all’epoca del liceo mi avevano lasciato altri romanzi dello stesso autore. Illo tempore ci venivano assegnati regolarmente dei libri che spaziavano tra i generi più disparati perché poi fossero oggetto di dibattiti in classe. Un’idea senz’altro lodevole per avvicinare degli adolescenti al mondo della lettura, se non fosse che la discussione si trattava in realtà di un’interrogazione a tappeto che coinvolgeva la classe intera e che pesava sul voto di fine anno. Tuttavia, nonostante l’ineluttabile giogo della valutazione, tale iniziativa non può che essere ricordata come un’esperienza positiva, durante la quale Valerio Massimo Manfredi in più di un’occasione mi aveva affascinato con le avventure dei suoi personaggi le cui storie erano legate a doppio filo con la storia con la “S” maiuscola.

La peculiarità di questo autore consiste infatti nell’abilità di intessere trame accattivanti in ambientazioni storiche seguendo il principio manzoniano secondo cui per un ottimo romanzo storico occorre dosare in giuste quantità verità e finzione. Manfredi, infatti, si è dimostrato capace di dare vita a vicende verosimili che traggono origine dai grandi eventi della Storia appellandosi alla sua esperienza di archeologo e alla sua approfondita conoscenza delle fonti antiche, ma dove terminano le ricerche e le fonti storiche subentrano l’immaginazione e la fantasia. Si ottengono in questo modo storie verosimili, certamente romanzate, ma restando sempre coi piedi per terra.

È stata dunque piuttosto grande la delusione causata dalla scoperta che, in Quaranta Giorni, tale formula non sia stata seguita allo stesso modo dei casi precedenti.

Le premesse erano ottime: Manfredi ha ambientato il suo romanzo in un’epoca -letteralmente- cruciale per la storia dell’umanità (tra la crocefissione di Gesù Cristo e la conquista di Gerusalemme, nel 70 d.C.) e i personaggi storici con un ruolo attivo nella vicenda sono nomi non da poco (l’imperatore Tiberio, la principessa Berenice, il futuro imperatore Tito, lo storico Giuseppe Flavio, il prefetto Ponzio Pilato che condannò a morte il predicatore Jeshua, nome secolare del figlio di Dio). Veniamo catapultati, insomma, in un periodo di eccezionale importanza anche per la storia della fede cristiana. Ciononostante, pare che la grandiosità degli eventi e dei personaggi non sia stata reputata all’altezza di reggere da sola una finzione storica, tanto che Manfredi ha deciso di dare un taglio insolito al suo romanzo con tinte fortemente fantastico-religiose, se non addirittura soprannaturali.

In questo senso risulterà sicuramente utile rivelare alcuni aspetti della trama di Quaranta Giorni, la cui natura scarsamente realistica si palesa già nella specie del protagonista: un demone della stirpe di Satana impegnato nell’assistere agli eventi che segneranno l’umanità nei secoli a venire. Vedremo inizialmente questo demone compiere un lungo viaggio per terra e per mare con nientemeno che Jeshua risorto e in seguito egli sarà coinvolto nella missione finalizzata ad evitare la distruzione del Tempio di Salomone nell’assedio di Gerusalemme da parte delle legioni romane.

In tutto ciò la natura del personaggio principale e voce narrante produce una forte rottura in quell’equilibrio strutturale tra storia vera e finzione che allontana la vicenda di Manfredi dalla definizione di romanzo storico. L’immortale Aroc, uno dei vari nomi assunti dal protagonista, può mutare aspetto e rendersi invisibile; può viaggiare nel tempo e scatenare tempeste; senza contare il fatto che i suoi occhi ci consentono di vedere che le forze dell’esercito di Satana sono schierate a fianco dei Romani nell’assedio della città. Siamo dunque lontani dalle altre opere di Manfredi, dove, seppure la storia vera fosse soggetta a licenze poetiche e forzature necessarie per la creazione di una trama gradevole, esse restavano sempre al di qua dei confini della realtà. Non si può dire certamente lo stesso per Quaranta Giorni, in quanto non solo assistiamo a un forte squilibrio tra la storia vera, che ricopre un ruolo minore (una mera comparsa nell’insieme delle vicende) e la storia “romanzata”, ma addirittura si eccedono i limiti della finzione verosimile e si piomba nel regno del fantastico. Pertinenti a quanto appena detto sono gli episodi della catabasi di Jeshua (peraltro negli inferi pagani, la cui esistenza pare inspiegabile e inconciliabile nel contesto dell’universo giudaico-cristiano in cui è calato il romanzo) e dello scontro armato tra l’esercito di Satana e quello delle forze della luce guidato dagli Arcangeli.

Per tirare le somme, si può dire che Quaranta Giorni è un romanzo storico solo per un terzo, per il resto prevale la componente fantastica-soprannaturale.

A onor del vero, si deve riconoscere a Manfredi la puntualità e la precisione delle vicende storiche e il merito di aver attribuito ai personaggi realmente esistiti un profilo caratteriale in linea con quanto riportato dalle fonti antiche, elemento fondamentale e apprezzabile nel genere in questione.

Tuttavia, il taglio fortemente irrealistico delle vicende narrate fa pendere il piatto della bilancia verso un giudizio non proprio positivo.

A ciò va unito anche il fatto che, nella sezione finale, lo scritto assume una piega del tutto inaspettata che, ancora una volta, non ha nulla da condividere con il genere del romanzo storico. Con una manovra tanto improvvisa quanto spericolata, Manfredi trasforma la sua opera nell’incipit di quei film d’azione all’americana che vedono i servizi segreti in lotta contro gruppi di estremisti. La trama-appendice, al netto del distacco subitaneo e disorientante rispetto alla sezione precedente, avrebbe potuto anche destare l’interesse del lettore se non fosse che si esaurisce nell’arco di poche pagine, concludendo il libro esattamente nello stesso modo in cui si era cercato di farlo ripartire: ex abrupto.

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