Sanremo 2024 – i testi

4 Feb , 2024 - Varie ed eventuali

Potevamo forse esimerci dal parlare dell’evento più atteso dell’anno?

Ci togliamo quindi le maschere da lettori istruiti e ci riveliamo per quelli che siamo: degli umili spettatori di Sanremo (tranne Andrea, che ci tiene a sottolinearlo).

Eccoci qui perciò per commentare assieme a voi le canzoni che ci faranno battere il cuore, le mani o il piede, per l’impazienza che finisca.

Diamo il via alle danze!

Alessandra Amoroso – Fino a qui

E anche se lentamente cado giù
Da un grattacielo
Durante il volo
Piano dopo piano
Mi ripeto
Fino a qui tutto bene

Partiamo subito in quarta con Alessandra Amoroso che ci propone una canzone che sembra proprio parlare di suicidio. E, qualora il suicidio sia soltanto metaforico, ci becchiamo comunque una notte solitaria e fredda tra le strade di Roma che ci dà subito uno sprint di allegria, ma in ogni caso “Fino a qui tutto bene”, anche se mi sa che qualche lacrima tocca versarla.

Alfa – Vai!

Il cielo sarà il limite
Se stai via dalla strada e via dai guai
Tu non guardare indietro mai e vai uh uh Io voglio solo vivere
E piangere dal ridere
Il cielo sarà il limite
Se stai via dalla strada e via dai guai
Tu non guardare indietro mai e vai uh uh

Alfa, con la sua fastidiosa energia, ci si presenta in aperto contrasto con Alessandra Amoroso. Se vi concentrate, potete già ascoltare questa canzone tra le storie di Instagram di gente che si è appena lasciata. Un testo alla Gio Evan con degli “uh uh” che possono solo confermare i brutti presentimenti, ma sospetto che sarà una di quelle canzoni che, volenti o nolenti, ci si ritroverà a canticchiare mentre si è in fila alla cassa.

Angelina Mango – La noia

Muoio senza morire
In questi giorni usati
Vivo senza soffrire
Non c’è croce più grande
Non ci resta che ridere in queste notti bruciate
Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa
È la cumbia della noia
È la cumbia della noia
Total

A quanto pare, “pazziare con te” non è stato così divertente, e Angelina Mango debutta a Sanremo con un inno alla noia. Quel tipo di noia che, piano piano, ti trascina in una spirale di apatia in cui nulla ha più importanza; quel tipo di noia che da bravi allegri ciarlieri morti conosciamo bene. C’è giusto questa “cumbia della noia” che potrebbe svegliarci dal torpore esistenziale per portarci diretti al luna park.

Annalisa – Sto tremando

La vuoi la verità
Ma quale verità
Ti dico la sincera o quella più poetica
Mi sento scossa ah
UN PO’ AGITATA AH UN PO’ AGITATA AH UOOHOHO 

No aspe’, scusate, ricominciamo:

Solo tu
Tu spegni sigarette su velluto blu
Mi lasci sprofondare prima
E dopo su
Appena mi riprendo
Ti lascio un messaggio
Adesso
Sinceramente quando quando quando quando piango

Leggo che Annalisa ha spiegato che il testo «non ha al centro l’amore in sé, ma la voglia di essere liberi e la necessità di essere accettati per la propria personalità»; io sto continuando a leggere e rileggere il testo, ma ci vedo solo una canzone che parla di un amore violento e che termina con «sinceramente tua», a mo’ di lettera verso colui che la fa soffrire. Non mi convince, non capisco dove voglia arrivare: sta sotto un treno però non muore di sete però è sinceramente sua. Annalisa è una dea e poteva essere chiunque nel mondo della musica, ma ha scelto di diventare la colonna sonora di TikTok… Però noi le vogliamo bene comunque, anche con questi testi discutibili.

Big Mama – La rabbia non ti basta

È facile distruggere i più fragili
Colpire e poi affondare chi è solo
Copri le lacrime segreti da tenere, non farti scoprire
Lo sai che a casa non devon sapere, cosa dovrai dire
Una figlia che perde chi la vuole avere, quindi apri ferite
Vorresti solo un altro corpo
Ma a quale costo?

Big Mama entra all’Ariston con quel passo deciso di chi si è rotto il cazzo, e mo ribalta la situazione. Ci regala una canzone dedicata alla sé bambina, come nei migliori discorsi di Chiara Ferragni. Solo che Big Mama era la bambina sfigata e grassa che ora non si vergogna più e ha voglia di urlarlo al mondo. È un testo che ti prende a sberle e a cui poi chiedi pure scusa. «Entrai per ascoltare musica che non mi piace, uscii bullizzato e sottone», commenta il nostro pessimista cosmicomico, intervistato sull’argomento.

Bnkr44 – Governo punk

Restiamo qua, fermi a guardare La nostra generazione
(Un, due, tre, qua-)
Scrivo dentro un garage
La mia testa è un collage
Di canzoni e momenti tristi
Ho finito le chance
Per chiederti se
Mi porti via da me
Via da me
Via da me
Dai miei incubi e dai miei vizi

Critica alla società e riferimenti alla cultura rock-punk; un testo ritmato e strafottente. Ad ora, è la canzone che più mi incuriosisce. Potrebbe essere un grande flop ma, dovessi scommettere, scommetterei sul successo. I Bnkr44 con questo testo si sono guadagnati un posto nel mio Fantasanremo, se non altro perché non narrano di amori finiti.

Clara – Diamanti grezzi

Siamo la prima volta
Quella che non si scorda
Quel bacio con la lingua
Che fa paura
Scendo tra 24 ore
Cerco per strada l’amore
Aspetto uno su un milione

Allora, il testo è discutibile; ha tutte le caratteristiche di una canzone d’amore brutta. Però Clara ha un timbro e delle sonorità tutte sue, che potrebbero rendere la canzone, nel suo complesso, interessante, o almeno diversa dalle altre, che è già una buona cosa. Cerco di sospendere il giudizio, per ora.

Dargen D’amico – Onda alta

Lo confesso: Dove si balla è una delle mie canzoni preferite, presentata in gara al Festival di Sanremo da Dargen D’Amico nel 2022. La fantastica melodia che farebbe muovere anche le cose inanimate, abbinata alla dolcezza del testo, crea un contrasto davvero geniale. Il 2024 vede nuovamente l’artista come concorrente della gara canora più attesa d’Italia, portando una nuova canzone intitolata Onda Alta. Si comprende subito che ci troviamo di fronte ad un testo lontano dal solito tema amoroso, questo potrebbe essere un bene perché sicuramente saprà distinguersi dagli altri. 

Siamo più dei salvagenti sulla barca
Sta arrivando sta arrivando l’onda alta
Non ci resta che pregare finché passa. 

Questi versi racchiudono il senso della canzone, ovvero una denuncia verso chi è costretto a vivere in condizioni di vita estreme. Dargen per ora sei il mio preferito, sappilo!

Diodato – Ti muovi

Se in mezzo a tutto il resto ancora ci sei,
Forse esiste una parte di me che spera ancora che sia possibile

Ho sempre apprezzato due cose del cantante Diodato: la sua capacità comunicativa e il suo timbro vocalico che lo rende davvero unico. Le scorse volte in cui l’artista si è presentato al Festival di Sanremo ha sempre portato dei brani scritti ed interpretati in modo impeccabile (se non lo conoscete, andate ad ascoltare Adesso, un pezzo del 2018). Quest’anno arriva finalmente una sua nuova canzone intitolata Ti muovi, che, personalmente, mi suscita già molta curiosità. 

Leggendo il testo, la malinconia e la tristezza di una storia finita prendono subito il sopravvento. Già dal primo verso si intuisce che, nonostante le bugie che raccontiamo a noi stessi, il passato è un pezzo di vita che difficilmente scivola via dalle nostre menti. Di certo lo scorrere del tempo allevia il dolore e risana le ferite, ma basta un attimo e subito i ricordi tornano in superficie. Ecco allora che qualcosa inizia a muoversi dentro di noi: un brivido di malinconia misto al desiderio di riprovare quelle sensazioni ancora una volta. Nel complesso credo sarà un pezzo nel pieno stile di Diodato, quindi senza effetto sorpresa o colpi di scena, ma sicuramente molto toccante.

Emma – Apnea

È colpa mia se adesso siamo in bilico
Ma è colpa tua
Hai gli occhi che mi uccidono
Lo sai però
Mi fai sentire il brivido di stare bene
Di stare insieme
E non è una bugia di quelle che si dicono
Per nostalgia
O solo per sputare via il veleno
Che tanto è tutto vero
Non mi piace niente ma tu mi togli il respiro

Et voila! Finalmente se piagne con una canzone probabilmente più in stile sanremese rispetto alle precedenti. La relazione è finita, ma i rimorsi e il ricordo di ciò che è stato tolgono il fiato. Una canzone capace di farti ripensare anche al compagno di banco che a cinque anni guardavi con gli occhi a cuoricino. Perdonami se ventidue anni fa ti ho rubato quel pastello a cera arancione, amore mio, possiamo parlarne!

Fiorella Mannoia – Mariposa

Stai a vedere che si parla delle donne, dolcemente complicate sempre più maltrattate.

Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
Ma nel profondo sono libera, orgogliosa e canto
Mi chiamano con tutti i nomi
Con tutti quelli che mi hanno dato
E per sempre sarò libera, e orgogliosa canto!

Assurdo, chi l’avrebbe mai detto che Fiorella Mannoia avrebbe parlato di donne. Però lo fa dedicandoci un inno alla vita che trovo sinceramente molto bello. Il testo è una poesia, una descrizione di sé e una protesta gentile; è dolce ma colpisce duro. Ha la mia completa attenzione; spero che la musica non rovini un testo così interessante che, a occhio, si guadagnerà il Premio Sergio Bardotti.

Fred De Palma – Il cielo non ci vuole

Questo amore è una sparatoria
Con le tue armi puntate verso di me
Sparami adesso sparami ora
Ma tu promettimi che
Staremo bene anche all’inferno
Il cielo non ci vuole

Allora. La tematica è quella che è: un amore agli sgoccioli e l’autore che implora l’amata di rimanere con lui anche se gli fa del male. Però devo dire che il testo sembra musicale. Sentivamo l’esigenza di un’altra canzone su un amore malandato? Non particolarmente, ma vediamo cosa farà il buon Fred a livello ritmico.

Gazzelle – Tutto qui

Tutto qui racconta una storia d’amore coinvolgente, dolce e malinconica allo stesso tempo. Ho sempre ascoltato le canzoni di Gazzelle con piacere, infatti molte di esse sono diventate delle vere e proprie colonne sonore della mia vita. Quindi, ho intrapreso la lettura di quest’ultimo testo con aspettative alte e devo dire che, nel complesso, sono soddisfatta. Certo, bisogna poi associarlo ad una melodia e vedere se funziona, ma di sicuro la prossima settimana avrò la conferma. Rimanendo per ora sulla carta, ritengo che Tutto qui sia uno specchio su cui vedere riflesso il proprio vissuto e sentirsi partecipe della storia. Il grido d’amore dell’artista in realtà è portavoce di migliaia di cuori che, almeno una volta nella vita, hanno provato le stesse sensazioni. Il velo di malinconia si alterna ad immagini decisamente più insolite, creando in alcune occasioni degli accostamenti bizzarri che -ammetto- mi hanno fatto sorridere come, ad esempio, il verso «Vorrei guardare il soffitto con te | Stesi sul letto col raffreddore».

Geolier – I’ p’ me, tu p’ te

Comm m può ama si nun t’am
Comm può vula senz’al, no
È passat tantu tiemp ra l’ultima vot
Ramm natu poc e tiemp p l’ultima vot
No, no no no comm s fa
No no no a t scurda
P mo no, no pozz fa
Nun less pnzat maij

Un’altra canzone su un amore che finisce. Suppongo che la coppia si stia vedendo per l’ultima volta e, nonostante i sentimenti, lui decide che è meglio così, che è meglio andare ognuno per la propria strada. Devo fare un commento sulla scelta del napoletano? Va bene, lo faccio. Le canzoni in napoletano mi piacciono da morire, ma dico di odiarle perché sono in realtà molto invidiosa che non esistano canzoni d’amore in dialetto maceratese. Ecco, l’ho detto. Maledetti partenopei.

Ghali – Casa mia

Di alzare un polverone non mi va (va)
Ma, come fate a dire che qui è tutto normale
Per tracciare un confine
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace

Testo impegnativo quello di Ghali, che dopo una pausa di circa un anno dal mondo della musica, decide di rompere il silenzio prendendo una posizione ben precisa. Speriamo che la musica sia all’altezza del testo, ma sappiamo che sotto questo punto di vista Ghali non ci deluderà: i suoi motivetti accattivanti riescono sempre a non passare inosservati.

Il tre – Fragili

Sei la sete nel mio deserto
Sei come le fiamme bruciano nell’inferno
Adesso mi sento come un naufrago in mare aperto
E se potessi scapperei da ricordi che sono vipere
Perché mi fanno male e mi potrebbero uccidere
Voglio averti ancora addosso però non posso
Non voglio lasciarti andare non sono pronto

Ohibò, una canzone su un amore che sta finendo; inizio a pensare che dovrei litigare col mio ragazzo per potermi quantomeno godere questo Festivàl. Tra le varie canzoni monotematiche, forse questa è quella col testo un po’ più elaborato e che sono più curiosa di ascoltare.

Il volo – Capolavoro

Io che mi sentivo perso
Come un fiore nel deserto
E all’improvviso tu, tu
Cadi dal cielo come un capolavoro
Prima di te non c’era niente di buono
Come se
Tu fossi l’unica luce a dare un senso
E questa vita con te
È un capolavoro

Il Volo li conosciamo: voci meravigliose, ma che per qualche motivo, se passano in radio, il tuo dito viene irrimediabilmente attratto dal pulsante per cambiare stazione. Finalmente una canzone che parla di un amore che non è ancora finito. Grazie Amadeus per averlo permesso e per aver fatto felice nonna, che passerà il prossimo pranzo assieme a parlarmi di questi bravi ragazzi che sanno cantare a differenza di tutti gli altri. Dopotutto, forse, nonna non ha tutti i torti.

Irama – Tu no

Tu sorridevi
Cercavi un modo per proteggermi
Però non c’eri quando volevo che tu fossi qui
Bastasse
Solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me
Soltanto un’ultima canzone per riuscire a ricordarmi di te

Se San Valentino è fatto per formare coppie, il Festival di Sanremo è fatto per distruggerle. È una coincidenza che capitino anche nello stesso mese? Io non credo! Speriamo però che tra l’uno e l’altro almeno uno dei concorrenti riesca a (ri)conquistare la propria metà, o almeno la serenità.

La Sad – Autodistruttivo

E sono solo uno dei tanti
Col sorriso triste e con gli occhi stanchi
Che non riesce più a fidarsi degli altri
Con una mano mi abbracci e con l’altra mi ammazzi

Per il suo debutto a Sanremo La Sad ha scelto di ricordarci che tutti noi nella vita passiamo periodi difficili in cui si corre il rischio di autodistruggersi, tipo guardando il Festival nonostante la mattina seguente la nostra sveglia suoni alle sette (nella migliore delle ipotesi) per andare al lavoro.

Loredana Bertè – Pazza

Col cuore che ho spremuto come un dentifricio
E nella testa fuochi d’artificio
E se in giro è tutto un manicomio
Io sono la più pazza che c’è, che c’è
Io sono pazza di me, di me

Tono più allegro è quello della Berté, che con questa canzone ci spiega come sia possibile che a 73 anni sia ancora in grado di attraversare il palco a suon di gonnelle e saltelli anche dopo la mezzanotte: è pazza.

Mahmood – Tuta gold

E non cambierò
Fottendomi la testa in un night
Soffrire può sembrare un po’ fake
Se curi le tue lacrime ad un rave
Maglia bianca, oro sui denti, blue jeans
Non paragonarmi a una bitch così
Non era abbastanza noi soli sulla jeep

Quando alle 21 hai il Festival di Sanremo ma alle 08 devi essere a scuola per la verifica di inglese e allora vai col 2 in 1. Con questo escamotage Mahmood ci parla di periferia e la famosa tuta in acetato – quel materiale sintetico che in molti portavano negli anni ’90 – diventa oltre a simbolo di comodità anche metafora di come nel posto più comune e nel capo più semplice si può trovare qualcosa di speciale. Grazie Mahmood per farci sentire meno sfigati!

Maninni – Spettacolare

E ci saranno le giornate bastarde
Quelle che non ce la fai più
Ma abbracciami abbracciami che è normale
Stringerti forte è spettacolare
Ma abbracciami abbracciami che è normale
Stringerti forte è spettacolare
Come l’amore il primo giorno d’estate
Come i dischi belli che non scordi più
Come l’istante che ti cambia per sempre
Ma in fondo resti ancora e ancora tu

Maninni non lo conoscevo e sono andata ad ascoltarmi qualche sua canzone; lo stile mi sembra piuttosto pop. Il problema del pop è che o sei uno dei tantissimi, oppure sfondi. Qui ce la giochiamo. Siamo comunque di fronte all’ennesima canzone d’amore, ma potrebbe riservarci delle sorprese.

Mr Rain – Due altalene

È come nelle favole ogni volta tornerò da te
Forse nessuno ci crede
E vincerò solo con te tutte le guerre dentro me
Imparerò a cadere
Io e te fermiamo il mondo quando siamo insieme

Canzone che a detta del cantante è un insieme di tante storie: quelle che gli raccontano i suoi fan durante il tour. Fossi in lui cambierei fan. Siamo però felici che anche in questo brano l’amore regni sovrano, ma soprattutto che non si tratti di una storia giunta al suo capolino.

Negramaro – Ricominciamo tutto

Era il 2005 quando in radio partì Estate, un pezzo famosissimo dei Negramaro che per anni ho ascoltato ripetutamente. Si può dire che sono cresciuta con le loro canzoni, a volte malinconiche, altre invece ritmate ed energiche. Il brano che la band proporrà a Sanremo si intitola Ricominciamo tutto, ed è impossibile leggere il testo senza immaginare la voce di Giuliano Sangiorgi come sottofondo. A primo impatto, il messaggio che arriva è di speranza e di positività per un nuovo inizio. Che sia in amore o in amicizia, se la voglia di ricucire un rapporto e cominciare da zero è tanta, non esiste niente capace di frenare questo desiderio. Un passo che mi ha davvero colpito tra tutti è il seguente: «E allora piove da quel buco sulle teste, sì, ma non fa niente. Tanto si riparte e non so nemmeno dove. Tu dici: andiamo ovunque, basta sia lontano dalla gente». Insomma, Ricominciamo tutto è un vero e proprio atto di speranza e di fiducia verso un nuovo orizzonte. Spero di ascoltare questa nuova perla dei Negramaro abbinata ad una melodia potente ed energica come il messaggio veicolato.

E allora piove da quel buco sulle teste,
Sì, ma non fa niente.
Tanto si riparte:
Mon so nemmeno dove.
Tu dici: andiamo ovunque, basta sia lontano dalla gente

Insomma, Ricominciamo tutto è un vero e proprio atto di speranza e di fiducia verso un nuovo orizzonte. Spero di ascoltare questa nuova perla dei Negramaro abbinata ad una melodia potente ed energica come il messaggio veicolato

Renga e Nek – Pazzo di te

L’amore è inutile
E’ irresponsabile
Tu chiedi aiuto ma
Lui non sa dartene
E per questo anch’io
Sono pazzo di te
E non sai come vorrei farne a meno
E lo sa solo Dio
Chi è più pazzo di me

I nostri DILF preferiti ci presentano una canzone in cui ci spiegano che cos’è l’amore. Sarà una bella canzone? Perderemo l’udito per gli eccessivi decibel? Riusciremo ad ascoltare la canzone senza perderci negli occhi di Nek o tra i riccioli di Renga? Sappiamo con certezza che saranno degni di calcare il palco dell’Ariston, ma se devo fare una scommessa, scommetto che sarà una di quelle canzoni che mi farà cambiare stazione radio.

Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita

Dammi retta scendi adesso in pista
Gira, gira, girerà la testa
Non ti vedo, dove sei finita
Tanto lo sai che ti aspetto, ma non tutta la vita
Tanto lo sai che ti aspetto, ma non tutta la vita
Lo sanno tutti che, il tempo vola via

Tredicesima partecipazione al festivàl e 155 anni in due. Eppure, sembra una delle canzoni più ritmate di questa edizione. Sono sempre molto attratta da questi revival, da queste dimostrazioni di come dobbiamo costantemente farci insegnare dagli ottantenni a dimenare le anche. Il testo, manco a dirlo, parla d’amore. Ma questa volta, di un’infatuazione iniziale. Siamo – credo – in discoteca, e c’è questa sorta di corteggiamento. 155 anni in due. E i ventenni stanno ancora parlando di amori finiti, oddio amore mio come farò. Ve possino.

Rose Villain – Click Boom!

Per me l’amore è come un proiettile
Ricordo ancora il suono click boom boom boom
Senti il mio cuore che fa così boom boom boom
Corro da te sopra la mia vroom vroom vroom
Prendi la mira baby click boom boom boom

A quanto pare anche Rose Villain è alle prese con gli studi: probabilmente affascinata dal Futurismo, ha deciso di redigerne il manifesto. La giovane cantante utilizza il resto delle strofe per parlarci di una storia d’amore probabilmente finita male ma a cui lei avrebbe il piacere di rimediare. A questo punto della serata ci chiediamo di quanti fazzoletti avremo bisogno per affrontare il Festival.

Sangiovanni – Finiscimi

Con gli errori commessi ci farò una collezione
Negli occhi vedrò solo le allucinazioni
Tu che non mi ami
E io ancora che ti chiamo
Per dirti
Finiscimi

Sangiovanni è solito regalarci canzoncine dai motivetti allegri che, visti gli altri testi in gara, credo sia quello di cui abbiamo bisogno. A quanto pare però quest’anno anche lui si è adattato al format optando per quello che potrebbe diventare l’Inno dei sottoni. Bene ma non benissimo.

Santi Francesi – L’amore in bocca

Ti rivedrò in un quadro
In un ricordo vago
In un porto sicuro
In un mare stanco
Mi hai lasciato con l’amore in bocca
Senza farlo apposta

L’amore in bocca. Anche qui, un amore finito e la nostalgia la fa da padrone. Il testo non penso proprio vinca il Premio Sergio Bardotti ma, se la musica sarà all’altezza, per me questa canzone sarà un tormentone.

The Kolors – Un ragazzo una ragazza

Ma se mi guardi così
Se mi guardi così
(Sempre la stessa storia)
Un ragazzo
Incontra una ragazza
La notte poi non passa
La notte se ne va

I poeti, con questa ode, vogliono narrare della storia più antica del mondo: un ragazzo che incontra una ragazza. E che succede poi? Niente. Stiamo forse parlando dell’opera poetica di Giacomo Leopardi? No. Una canzone dei The Kolors, una di quelle che ci farà urlare “No vabè che schifo questa canzone” mentre il piede, sotto al tavolino, al riparo da sguardi indiscreti, vergognoso, tiene il ritmo. Pippo Baudo, ti prego salvaci e non farla diventare un tormentone.

Il salotto dei morti

Chiacchiere dall'altro mondo


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